“NON SONO I SANI CHE HANNO BISOGNO DEL MEDICO, MA I MALATI” MC 2,17
Che bella questa scelta di Gesù: andare dal malato piuttosto che andare dal sano, preferire il peccatore rispetto al giusto. È bello perché nessuno si può sentire escluso da questa predilezione del Signore. Immaginatevi se avesse preferito frequentare i ricchi, i famosi, i potenti, gli adulatori, i benpensanti, i nobili, quelli pieni di vigore. Ci saremmo sentiti fuori dal giro… Gesù si presenta come il medico, come colui che è capace di accostarsi alla malattia degli uomini senza esserne contagiato, ma, al contrario, la elimina. È il medico venuto a portare la medicina della misericordia del Padre. Una medicina che non è proporzionata ai meriti che si hanno, ma al bisogno di essere guariti. La missione di Gesù, e quindi anche quella della Chiesa, non è quella di alzare muri di protezione, ma di abbatterli per incontrarsi col mondo ed essere “ospedale da campo”. Egli sa che tutti gli uomini peccano (cfr. Gv 8,7). Per questo, sa che tutti hanno bisogno di essere accolti. Il rapporto misericordioso di Gesù coi peccatori è costantemente ricordato dalla tradizione evangelica. Gesù non fa distinzione di persone anche in questo racconto della chiamata di Matteo-Levi. Appare evidente dalla reazione degli scribi dei farisei, che lui si permette di avere contatti abituali cogli impuri, e per di più durante i pasti, che per i giudei rivestivano una valenza sacrale profonda e venivano, perciò, accompagnati da gesti rituali (cfr. Mc 7,3) . Il proverbio con cui Gesù giustifica la sua propensione (“non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati”) troverà una spiegazione teologica approfondita nel vangelo di Luca, in cui «poveri» e «peccatori» sono i soli ad essere aperti al messaggio di Gesù. Comunque già da qui il suo orientamento è chiaro. Gesù introduce una nuova discriminante: non più tra giusti e peccatori, ma tra credenti e non credenti alla «parola» che annunzia la misericordia del Padre. Don Fidelmo.