FESTA DELLA DIVINA MISERICORDIA
La misericordia è uno dei temi su cui più insiste con la sua predicazione e i suoi gesti papa Francesco tanto da tracciare, fin dall’inizio del suo pontificato, quasi una sorta di enciclica non scritta. È chiaro, infatti, a Francesco che se la Chiesa non entra nella «notte» degli smarriti, nella disillusione di tanti che sono scappati via simili ai discepoli di Emmaus in fuga da Gerusalemme, per predicare la misericordia di Dio, il Cristianesimo stesso è in pericolo, l’annuncio rischia di scadere in precettistica, in una morale in fondo simile a tante altre. «Io credo», ha detto, «che questo sia il tempo della misericordia.
Questo cambio di epoca, anche tanti problemi della Chiesa – come una testimonianza non buona di alcuni preti, anche problemi di corruzione nella Chiesa, anche il problema del clericalismo, per fare un esempio – hanno lasciato tanti feriti, tanti feriti. E la Chiesa è Madre: deve andare a curare i feriti, con misericordia. Ma se il Signore non si stanca di perdonare, noi non abbiamo altra scelta che questa: prima di tutto, curare i feriti. È mamma, la Chiesa, e deve andare su questa strada della misericordia. E trovare una misericordia per tutti. Ma io penso, quando il figliol prodigo è tornato a casa, il papà non gli ha detto: “Ma tu, senti, accomodati: che cosa hai fatto con i soldi?”. No! Ha fatto festa! Poi, forse, quando il figlio ha voluto parlare, ha parlato. La Chiesa deve fare così. Quando c’è qualcuno… non solo aspettarli: andare a trovarli! Questa è la misericordia. E io credo che questo sia un kairós: questo tempo è un kairós di misericordia». Per questo, in un’intervista a La Civiltà Cattolica papa Francesco ha paragonato la Chiesa, con un’immagine forse un po’ ruvida ma decisamente concreta e realistica, ad un ospedale da campo dopo una battaglia. Dove la priorità è curare i feriti proprio attraverso il balsamo della misericordia e della comprensione.