SIAMO TUTTI SULLA STESSA BARCA
INTRODUZIONE ALLA SETTIMANA DI ESERCIZI SPIRITUALI IN PARROCCHIA SULLA FIGURA DI NICODEMO, DISCEPOLO IN RICERCA
Per introdurci alla settimana degli Esercizi Spirituali per tutta la Comunità pastorale sulla figura di Nicodemo come discepolo in ricerca, affinché la sua e nostra fede diventi quella di un “discepolo credente”, ho pensato di narrarvi confidenzialmente quanto mi è capito di sognare.
Per certi aspetti mi sembrava di rivivere la stessa esperienza di Nicodemo che nel buio di una notte cerca una parola illuminate, il conforto di una persona che possa sciogliere tutti i suoi dubbi e rincuorarlo davanti alle ansie provocate dalle situazioni della Chiesa di oggi, che sta attraversando un mare tempestoso in questo tempo di cambiamenti e prove di ogni tipo.
Per capire quanto mi è capitato, sarà utile leggere prima di tutto il primo brano del Vangelo che riguarda Nicodemo (Gv 3,1-21) e poi continuare a leggere quanto scrivo qui di seguito. Ma non preoccupatevi perché si potrà leggere queste righe e poi seguire gli Esercizi Spirituali e sarà comunque una sorpresa piacevole. Ecco cosa mi è successo…
Non so se sono sveglio o sto sognando. So che mi trovo completamente al buio, mentre un lento sciabordio mi fa pensare che sono su una barca che scivola via sull’acqua. Cerco a tastoni di stabilire meglio il luogo in cui mi trovo e mi accorgo che vicino a me vi è un albero, forse l’albero maestro dell’imbarcazione. A poco a poco mi avvicino così da potermi aggrappare a esso con le mani, per avere un po’ di sicurezza e di stabilità nei sempre più frequenti moti della barca sulle onde.
In questo tentativo, incontro qualcosa che mi sembra come una mano di uomo. Non so chi sia, come non so io stesso come mi sia trovato su questa barca. Ma il tocco di quella mano mi dà fiducia: mi spingo avanti così da poterla stringere ed esprimere la mia solidarietà con qualcuno in quell’oscurità che mette i brividi.
Vorrei anche tentare di dire qualcosa. Ma nel frattempo lui inizia a farmi qualche breve domanda, e anch’io, con un po’ di timidezza gliene faccio. Si tratta di una persona che non conoscevo, ma di cui avevo sentito parlare. Mi colpiva il suo interesse per me in quel momento difficile. Dialogando così nella notte fonda, in quel momento di incertezza e anche di pericolo si videro a poco a poco spuntare le prime luci dell’alba. Riconobbi il luogo in cui mi trovavo: eravamo noi due soli in barca.
Ci siamo detti molte cose in quelle ore. È venuto chiaramente alla luce durante la conversazione che eravamo tanto diversi l’uno dall’altro. Ma ci rispettavamo come persone e ci amavamo come figli di Dio, anzi avevo la netta percezione che lui amava me molto di più. Anche il fatto di trovarci sulla stessa barca ci permetteva di comprenderci e di accoglierci, così come eravamo. Mi diceva: “Le riflessioni e le domande che ti sottopongo, più che opinioni personali, sono pensieri del mio profondo. Li scruta Dio, anzi vengono da Lui, Lui che conosce il mio cuore e io conosco il suo”.
Il suo parlare mi lasciava perplesso ma anche sereno e affascinato. Tuttavia, mi interrogavo e mi veniva spontaneo dirgli: “Lei sa bene che io amo Gesù Cristo e amo la sua Chiesa. L’ho amata sì da crederle in ogni evento, anche nei momenti amaramente sfavorevoli. Ma se non posso tacere certi pensieri, è perché ho raccolto personalmente e molte volte tanti dubbi sulla fede e sulla credibilità dei cristiani e della Chiesa, tante lamentele e tante richieste di felicità”.
Mi fermai improvvisamente perché mi sembrava di essere scortese dicendo queste cose, ma non poso negare che a distanza di tanti anni (millenni) ho ancora molti dubbi ed è per questo che mi sono azzardato a chiedere al mio interlocutore: “Ma Lei non soffre che la Chiesa rimanga ai margini, mentre l’umanità avanza senza il Cristo? Non soffre vedendo che la fede è sempre più la questione decisiva ma piuttosto sembra imperare l’indifferenza? Non soffre vedendo dismesso il compito della Chiesa, che è annunciare nella sua genuina identità il Verbo di Dio nella nostra carne. Lui il Cristo Verbo del Padre, libero, sapiente, tollerante, laico in mezzo ai laici, santo in mezzo ai peccatori e alle peccatrici, inattaccabile perché sapiente, trasparente perché nudo, trascinatore perché amante, donatore di sé e cioè di salute, ricchezza spirituale e di spirito divino?” Mentre il mare sembrava miracolosamente calmarsi durante lo svolgimento di questo dialogo, mi accorsi che il mio interlocutore quasi si commosse profondamente per quello che dicevo e percepivo la sua sofferenza. Ed egli sommessamente ma con voce ferma affermava: “Se noi sentissimo davvero l’amore che il Signore ha per noi e noi lo amassimo di più…”
Quasi senza rendercene conto, dopo molto tempo ci accorgemmo che il mare si era fatto calmo e la nostra barca era giunta all’altra riva mentre stava sorgendo una luminosissima alba. In quella luce riconobbi i tratti somatici ben distinti del volto del mio interlocutore notturno che con la sua parola mi aveva illuminato: era il Rabbi di Nazareth, era Gesù! Ma lui sparì lasciandomi una dolce inquietudine e il desiderio di seguirlo. Stavo sognando o Nicodemo mi stava richiamando alla realtà e mi invitava a proseguire il mio cammino di discepolo?