Pagina Iniz. 2024 Ottobre DALLE PAROLE AI FATTI…

DALLE PAROLE AI FATTI…

DALLE PAROLE AI FATTI…

Nell’Editoriale precedente abbiamo fatto il punto sulla fase finale del Sinodo dei vescovi. Abbiamo avuto anche la percezione della complessità articolata di ciò che sta vivendo la “macchina” del Sinodo e la vita della Chiesa in questa fase della storia. Ora potremmo addentraci nelle argomentazioni che vengono affrontate per capire meglio che cosa “bolle in pentola” in questo tempo della Chiesa che ormai volge verso l’anno giubilare del 2025, il primo del terzo millennio della storia della Chiesa. Lo sguardo in avanti è sostenuto anche dal desiderio che la Chiesa realizzi quanto auspicato dal lungo dibattito che sta segnando questi anni del Sinodo dei vescovi.

Particolarmente utile per conoscere le singole e molteplici questioni emerse sarà leggere la preziosa Relazione di Sintesi dell’ottobre 2023 dove le tematiche sono affrontate secondo l’utile scansione: convergenze, questioni da affrontare, proposte.

La domanda di fondo che guida tutti i tavoli di lavoro, le commissioni, le discussioni fino ad arrivare ai documenti finali è sempre la stessa: «Come essere Chiesa sinodale in missione?». In particolare il lavoro dovrebbe puntare a mettere a fuoco «come l’identità di Popolo di Dio sinodale in missione può prendere forma concreta nelle relazioni, percorsi e luoghi nel cui intreccio si svolge la vita della Chiesa?».

Al di là di questo obietto alto, una prima realizzazione dello spirito sinodale risiede nel fatto che è un Sinodo che in un certo modo continua, sia pure in forme diverse, e che, quindi, si sviluppa, diventa un processo e non semplicemente un evento. Questo è un segnale di grande interesse, e possiamo considerarlo come un «guadagno» dell’assise universale. Come si sa sono già al lavoro 10 gruppi di studio ritagliati all’interno dell’Assemblea sinodale che affronteranno altrettanti ambiti, in un lasso di tempo di almeno un anno, come indica l’Instrumentum laboris, spiegando che dovranno completare l’approfondimento se possibile entro giugno 2025.

Dall’esperienza finora vissuta si può rimanere colpiti dall’ascolto reciproco che si è realizzato all’interno dell’assise. Ma una domanda sorge spontanea. Possiamo sperare che questo modo di ascoltarsi sia entrato come costume nella vita della Chiesa? Questo è un dato realmente accaduto e che sarà ulteriormente confermato: ossia l’intuizione che, quando ci si raduna, il problema non è semplicemente avanzare una tesi e cercare di difenderla contro quelle di altri a fronte delle contestazioni, ma prima di tutto raccogliere l’insieme delle idee che emergono dalla discussione.

Tuttavia, si tratta di realizzare l’ascolto intorno a temi che valgano veramente nella vita della Chiesa, per arrivare con uno stile di partecipazione alla loro realizzazione. Anzi è auspicabile che su ciò questa Sessione possa fornire qualche indicazione e scelta concreta, in modo che la comunità possa fare anche un passo ulteriore, quello dalla sinodalità dell’ascolto alla sinodalità dell’esercizio e dell’attuazione.

Mai prima d’ora la Chiesa aveva condotto una consultazione così ampia coinvolgendo i fedeli di tutto il mondo che hanno potuto così dire la loro. Dalle sintesi nazionali inviate a Roma dalle diverse Chiese emerge un’ampia gamma di questioni e una serie di temi comuni: ministeri e ruolo delle donne, clericalismo, identità e ruolo dei laici, accoglienza e apertura alle diversità come segno di cattolicità. Sono emerse le luci ma anche le ombre e i problemi delle Chiese locali. La strada, come ha indicato il Documento, è quella di mettere in pratica una verità molto semplice: uomini e donne, come battezzati, hanno la stessa dignità e possibilità di partecipazione nella missione della Chiesa.

I propositi sono belli e penso sinceri, tuttavia rimane la perplessità che ancora una volta ci sia la retorica delle parole, la produzione di testi e documenti che poi nessuno leggerà, se non addirittura il rischio strisciante dell’ipocrisia mascherata dal: “comunque abbiamo riunito le persone”. Ecco il pericolo: ennesimo incontro preparatorio, ennesimo momento decisivo e strategico, ennesima assemblea riformatrice della Chiesa. E vien da pensare che intanto “i loro capelli si erano imbiancati, i sogni giovanili avevano ceduto il passo alle responsabilità adulte, si erano succeduti i decenni e i papi, i vescovi e le Repubbliche, erano arrivati persino una pandemia e una guerra in Europa e in Terra Santa, ma la riforma della Chiesa italiana restava sempre imminente e ancora da addivenire.

Poi mi sono venuti in mente alcuni brani del Vangelo. «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio, o con quale parabola possiamo descriverlo?». Questa domanda del Signore illumina il lavoro che ora ci aspetta. Non si tratta di disperdersi su molti fronti, inseguendo una logica efficientistica e procedurale. Si tratta piuttosto di cogliere, tra le molte parole e proposte di queste assemblee, ciò che si presenta come un seme piccolo, ma carico di futuro, e immaginare come consegnarlo alla terra che lo farà maturare per la vita di molti. Provocatorio è il brano dei due discepoli di Emmaus (Lc 24): «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra di voi lungo il cammino?» E rivolgendosi a quell’uomo dissero: «Stiamo discutendo di ciò che riguarda Gesù Nazareno, che…». A quel punto si sentirono rispondere: «Stolti e lenti di cuore…». E infine: «Come avverrà questo?», si domandava Maria a Nazaret (Lc 1,34) dopo aver ascoltato la Parola. La risposta è una sola: restare all’ombra dello Spirito e lasciarsi avvolgere dalla sua potenza. Adsumus Sancte Spiritus! don Maurizio.

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