NOI E L’ISLAM
Quando è iniziata la Quaresima dei cristiani abbiamo offerto una riflessione (Editoriale) che ci ha introdotti a questo tempo liturgico e spirituale particolarmente significativo. Ora in questi giorni anche i fratelli di fede mussulmana entrano in un tempo per loro importante come quello del Ramadan (quest’anno inizia il 10 marzo). Rivolgiamo un sincero augurio perché questo periodo religioso sia vissuto da loro con interiore partecipazione e come autentico tempo spirituale che rinnovi la loro fedeltà a Dio e sia motivo anche per noi cristiani di ulteriore riflessione.
Per superare alcuni stereotipi generalisti, ma comprendere il significato e il contesto di questo momento, e non solo, forse vale la pena anche per noi cristiani di non trascurare alcuni elementi fondamentali della cultura e della spiritualità islamica. Ciò ci permetterà di capire meglio, di apprezzare alcuni valori religiosi comuni e anche di condividere almeno l’ispirazione spirituale e il desiderio di fede che anch’essi vivono.
Potremmo partire da una costatazione paradossale ma fondamentale e a non tutti sempre chiara. Non possiamo trascurare il fatto che l’islam – lasciando alcuni cristiani persino stupiti – ha origini bibliche e sui loro fedeli cade non solo una benedizione abramitica ma divina perché Dio stesso benedice questa stirpe.
Il racconto della Genesi 21, 13-20 tratto da più antico libro della Scrittura, ci parla di un figlio di Abramo che non fu capostipite del popolo ebraico, come lo sarebbe stato Isacco, ma a cui ugualmente sono state riservate alcune benedizioni di Dio (vedi v. 13 e poi v. 20). Le reali vicende di Ismaele e dei suoi figli rimangono oscure nella storia del secondo e primo millennio avanti Cristo, ma è chiaro che il riferimento biblico va ad alcune tribù beduine abitanti intorno alla penisola araba. Da tali tribù doveva nascere molti secoli dopo Maometto, il profeta dell’Islam.
Oggi, pur in un momento complesso e segnato da vicende drammatiche, non possiamo dimenticare questa antica benedizione che mostra la paterna provvidenza di Dio per tutti i suoi figli. Anzi questa memoria potrebbe aiutare tutti i figli di Dio a riscoprirsi generati da un’unica matrice e a ricostruire legami di fraternità.
Certamente i problemi posti dall’Islam in Italia e in Europa sono vasti e articolati e meriterebbero un approccio approfondito che richiede tempo, conoscenze specifiche e che distingua i diversi piani per non fare confusione e rischiare di intervenire in maniera inadeguata. Emerge inoltre la necessità di valutare e capire a fondo l’Islam oggi e nel disporci al massimo di dialogo possibile senza per questo rinunciare ad alcun valore autentico, anzi approfondendo il senso del Vangelo che rimane regola e criterio non solo per dirimere le questioni ma anche per illuminare strade da percorrere per una convivenza pacifica: «se tuo fratello ti chiede di fare un miglio, tu fanne con lui due…» (Mt 5, 41).
Non possiamo entrare nella complessità dei problemi posti dal rapporto col mondo musulmano, tuttavia come comunità cristiana dobbiamo chiederci: quali sono i principi a cui ci possiamo richiamare in questa materia? Possiamo rifarci per brevità a diversi riferimenti ai quali rimandiamo. Anzitutto a quelli del Concilio Vaticano II, che ha parlato dei musulmani soprattutto in due luoghi. Al n. 16 della “Lumen Gentium”.
Nel decreto “Nostra Aetate” sulla relazione della Chiesa Cattolica con le religioni non cristiane al numero 2 si afferma, in particolare, di guardare con stima ai musulmani (…). E a proposito dei “dissensi e inimicizie che sono sorti nel corso dei secoli tra cristiani e musulmani il Concilio “esorta tutti a dimenticare il passato e ad esercitare sinceramente la mutua comprensione nonché a difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà” (n. 3).
Anche gli interventi recenti della Chiesa sono riferimenti interessanti per poter discernere e coltivare le giuste relazioni. Dobbiamo soprattutto richiamare il “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” firmato dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb e da Papa Francesco, ad Abu-Dabi il 4 febbraio 2019. Ecco la conclusione: “In nome di Dio e di tutto questo (…) dichiariamo di adottare la cultura del dialogo, come via, la collaborazione comune come condotta, la conoscenza reciproca come metodo e criterio”. Non dimentichiamo l’Enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco pubblicata il 3 ottobre 2020, soprattutto nel cap.8 “Le Religioni al servizio della fraternità nel mondo”.
Come possiamo vedere, abbiamo ancora molto da imparare dai testi fondamentali del magistero della Chiesa e faremo bene a tenerli presenti.
Infine, che cosa pensare dell’Islam in quanto cristiani? che cosa significa esso per un cristiano dal punto di vista della storia della salvezza e dell’adempimento del disegno divino nel mondo? perché Dio ha permesso che l’Islam, unica tra le grandi religioni storiche, sorgesse sei secoli dopo l’evento cristiano, tanto che alcuni tra i primi testimoni lo ritennero un’eresia cristiana, un ramo staccato dall’unico e identico albero? che senso può avere nel piano divino il sorgere di una religione in certo modo così vicina al cristianesimo come mai nessun’altra religione storica e insieme così combattiva, così capace di conquista, tanto che alcuni temono che essa possa, con la forza della sua testimonianza, fare molti proseliti in una Europa infiacchita e senza valori? A questa domanda così complessa non è facile dare una risposta. Si tratta di una fede che avendo grandi valori religiosi e morali ha certamente aiutato centinaia di milioni di uomini a rendere a Dio un culto onesto e sincero e insieme a praticare la giustizia. Quello della giustizia è infatti uno dei valori più fortemente affermati dall’Islam. In un mondo occidentale che perde il senso dei valori assoluti e non riesce più in particolare ad agganciarli a un Dio Signore di tutto, la testimonianza del primato di Dio su ogni cosa e della sua esigenza di giustizia ci fa comprendere i valori storici che l’Islam ha portato con sé e che ancora può testimoniare nella nostra società. In questo, cristiani e musulmani sono certamente accumunati, come anche nella dimensione della preghiera quale fondamento non solo della relazione con Dio ma anche con i fratelli e sorelle.
Ma il discorso è lungo e potrebbe, con serenità, continuare… don Maurizio