Pagina Iniz. 2024 Gennaio La Comunità Pastorale riflette…

La Comunità Pastorale riflette…

LA COMUNITÀ PASTORALE RIFLETTE…

La scorsa settimana, il Consiglio della Comunità Pastorale san Vincenzo si è trovato per discutere due argomenti importanti per la vita della comunità. Lo ha fatto dopo un lungo periodo di studio e approfondimento su diversi testi e contributi sui quali ci si è confrontati per arrivare ad una sintesi in vista di alcune scelte concrete. Non sono solo gli unici argomenti sui quali dovrà discernere il Consiglio: altri temi significativi per il futuro attendono riflessioni e scelte pastorali.

Il primo argomento è la cura delle celebrazioni liturgiche che, per tale scopo, prevede anche una riorganizzazione e ridistribuzioni delle sante Messe su tutte le parrocchie e chiese della comunità pastorale. A tal proposito abbiamo chiesto la più ampia consultazione in modo da arrivare ad un pensiero il più possibile condiviso. La questione non è il semplice cambio di orario delle Messe, seppur bisognerà arrivare anche a questo per un miglior servizio, ma la riflessione è più di fondo e tocca il tema della partecipazione consapevole e vissuta bene dei battezzati a ciò che la Chiesa ha sempre definito come fonte e culmine della vita Cristiana, ovvero l’Eucarestia.

Le indagini e le statistiche sociologiche, soprattutto post pandemia Covid, si sprecano a riguardo della frequenza dei fedeli alle celebrazioni, denunciando non solo una drastica diminuzione, ma soprattutto una disaffezione generale dovuta a una qualità celebrativa un po’ deludente, un anonimato delle liturgie, una gestione clericale dei riti. Inoltre, viene sottolineato un divario fra liturgia e vita che balza agli occhi. Le critiche per riti noiosi, indecifrabili, soprattutto poco vivi e coinvolgenti sono da tenere in debito conto. Basta entrare in una qualsiasi chiesa e sperimentare una sorta di sconcerto. Certo non tutte le realtà sono così, anzi possiamo dire che le assemblee della nostra comunità pastorale vivono bene la celebrazione. Noi sacerdoti, e io personalmente, sono grato al Signore e molto edificato dalla devozione di molti che partecipano e si accostano all’Eucaristia: quante storie e vite di santità.

Ma in generale raramente si trova una liturgia gioiosamente animata e, il più delle volte è “ingessata”. Dall’assemblea proviene qualche risposta, spesso scoordinata, faticosamente scandita con convinzione, qualche versetto ripetuto in modo stanco; vi è l’ascolto della parola di Dio – per la maggior parte delle letture incomprensibili e spesso non seguite – e dell’omelia e poi, di nuovo, la recita di un copione con interventi rari e brevissimi da parte dei fedeli. E poi, alla fine, ognuno se ne va per la sua strada. L’impressione che spesso si ricava è quella di “assistere alla Messa”, non di parteciparvi realmente. Tutti sono spettatori di un cerimoniale ripetitivo e relativamente convinto, anche perché forse poco si comprende del linguaggio liturgico al quale si dà un assenso senza veramente comprenderne il contenuto: si ripete meccanicamente “amen” – così sia – ma a che cosa? siamo proprio convinti di aver capito quello a cui si risponde dicendo con quell’amen di essere d’accordo?

Questa diagnosi non vuole essere scoraggiante o indurci alla depressione e nemmeno a nostalgie del passato, ma piuttosto scuoterci e stimolarci. Dobbiamo essere propositivi e domandarci: da dove ripartire? Come educare al linguaggio liturgico e ai suoi contenuti teologici? Come recuperare la centralità dell’Eucaristia, sottolineandone non la sua moltiplicazione ma il valore unitario e comunitario? Come recuperare l’interesse, l’entusiasmo e la comprensione di ciò che si celebra? Come trovare la gioia di celebrare insieme la fede, la risurrezione di Gesù Cristo ed evitare invece che sia la noia a farla da padrona?

Abbiamo la responsabilità della qualità dei riti che vedono coinvolti diversi ministeri dai lettori ai cantori agli accoliti, qualità che può essere garantita anche dalla loro reale possibilità di essere presenti, e riassunta nel motto “Più Messa, meno Messe”. Di fatto succede che si tenga un’Eucaristia per dieci persone e l’ora successiva per altre quindici. Moltiplicare le Messe e smembrare l’assemblea è contrario alla natura teologico-ecclesiale dell’Eucaristia che implica il “convergere in Uno”.

Occorre poi ricordare che l’esperienza ecclesiale non si esaurisce entro i confini del rito. Come narra il Vangelo, Cristo è passato beneficando e risanando tutti quelli che incontrava nei contesti ordinari della vita. C’è infatti un sacerdozio battesimale che va decisamente più valorizzato.

Dobbiamo tutti riflettere e ritenere che anche un diverso assetto delle celebrazioni liturgiche (cambi di orario e ridistribuzione sulle diverse chiese: le eventuali modifiche verranno comunicate per tempo e in anticipo) ha come scopo quello di una migliore cura della liturgia e di una maggiore partecipazione consapevole dei fedeli e con maggior frutto per la propria fede in un contesto socio-culturale decisamente mutato.

Dobbiamo far emergere un desiderio più profondo e autentico di partecipare all’Eucaristia, ma non per moltiplicare le Messe o assistervi per chissà quale dovere di coscienza, ma perché ci sia “più Messa”.

Il secondo argomento che stiamo affrontando è il rinnovo del Consiglio Pastorale, le cui elezioni saranno il prossimo 26 Maggio in tutta la Diocesi di Milano. Anche in questo caso si è fatto tutto un lavoro di approfondimento su testi e contributi anche da parte della Diocesi e dei suoi organismi. Di questo secondo argomento ne parlerò più avanti. Intanto, sul tema, si è proposta la costituzione di una equipe di lavoro o commissione per le elezioni. don Maurizio

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