Pagina Iniz. 2025 Marzo L’ORIGINALITA’ DELLA SPERANZA CRISTIANA

L’ORIGINALITA’ DELLA SPERANZA CRISTIANA

GIUBILEO DELLA SPERANZA: L’ORIGINALITA’ DELLA SPERANZA CRISTIANA

Riprendendo l’Editoriale precedente sul “perché sperare”; domandarsi se i cristiani sanno veramente cos’è la Speranza e in particolare la Speranza cristiana e come viverla, è una domanda non solo lecita, ma necessaria nel contesto attuale di cambiamento d’epoca e anche di profonda crisi religiosa.

Abbiamo una sorprendente pista da percorrere per questo approfondimento proprio nel “motto” del Giubileo di quest’anno santo. Il testo originale in latino è: “Peregrinantes in spem” che è stato semplicisticamente e riduttivamente tradotto in “Pellegrini di speranza”. La frase originale invece si riferisce a qualcosa di molto più dinamico e non dice solo l’auspico di avere la speranza. Essa esprime la dinamica di un movimento, di una crescita che tende verso una pienezza. È come se si volesse indicare un cammino permanente contro ogni tentazione o forma di staticità, arrendevolezza o, peggio, rinuncia.

Il messaggio originario che si ricava è che la Speranza non è una realtà data una volta per sempre, confezionata come un oggetto da disporre; al contrario. Viene detto che la capacità di sperare dura tutta la vita. Per capire meglio possiamo usare il paragone della fede. La dinamica della speranza è come quella della fede: credere è un cammino che dura tutta l’esistenza fino a raggiungere la comunione di vita con Dio.

La speranza, dunque, in particolare quella cristiana, richiede un cammino costante. Questo è anche il messaggio che scaturisce dai testi della sacra Scrittura. In alcuni brani dell’A.T. la Speranza è paragonata a una “corda tesa”, volendo esprimere in questo modo la tensione verso il futuro. Chi spera, infatti, è teso verso lo scopo da raggiungere, non si ferma alle difficoltà del presente subendole, senza alcun tentativo di andare oltre, anzi con dinamismo compie un salto di qualità e si indirizza con entusiasmo verso una meta che forse neppure pensava che esistesse. In una parola, la concezione della Speranza è quella di un’attiva perseveranza che con tenacia non demorde dal confidare nella promessa di Dio.

La speranza biblica supera e vince il timore per il futuro perché è sempre in attesa di un bene con la fiducia in Dio verso cui trovare rifugio. L’antico Israele trova nella speranza la certezza della protezione e dell’aiuto di Dio: «Benedetto l’uomo che confida nel Signore. Il Signore è la sua fiducia» (Ger 17,7). Quando la Speranza non è riposta in Dio, allora la vita si trasforma in ansia e timore perché non più sorretta da questa fede-fiducia in Dio.

Di fatto nel N.T., soprattutto nelle lettere paoline, l’esistenza cristiana, cioè la vita nuova donata con il Battesimo, si regge sulla triade fede, speranza e carità. Anzi la Speranza è legata indissolubilmente alla fede e alla carità (1Cor 13,13). La Speranza cristiana permette ai credenti di vedere quanta ricchezza è stata loro donata dalla vita nuova del Battesimo in Cristo e quali prospettive si aprono per condurre un’esistenza serena e felice nonostante le difficoltà quotidiane.

Questa speranza, infatti, si fonda sull’evento Gesù Cristo e nella fede in Lui. «Cristo Gesù nostra speranza», così Paolo si esprime nella prima lettera a Timoteo (1,1) per cui in Lui e per Lui la vita acquista senso, e un credente non può più pensare a se stesso prescindendo da Gesù Cristo. La sua vita, il suo “destino” è quello stesso di Gesù Cristo. La vita nuova del cristiano appartiene indissolubilmente a quella di Cristo, ne condivide la stessa sorte per cui con Cristo vince la morte e partecipa della sua stessa vita eterna conquistata a noi dalla sua risurrezione. Il credente, insomma, partecipe di questa condivisione e comunione, non vive con il capo chino, subendo le sofferenze e le difficoltà della vita; al contrario, con la speranza che gli è stata data, alza il capo e tiene fisso lo sguardo sulla meta finale. Se non esistessero queste certezze di una vita piena oltre la morte e della risurrezione tutto diventa inutile o quanto meno effimero.

Questa prospettiva è un tema che sembra un po’ caduto in oblio presso gli stessi credenti in questo nostro tempo segnato da questa cultura che valorizza solo il tempo presente come tempo del maggior godimento possibile poiché poi tutto finisce in nulla. Questo stile impoverisce non poco la ricchezza dell’annuncio cristiano e indebolisce fortemente la Speranza cristiana. Qui si gioca la fede e la speranza del cristiano. Qui è in gioco il futuro di ognuno; il mio futuro si gioca infatti sulla capacità di credere (fede) e di essere responsabile di questa promessa di Dio, ricordandomi sempre della vita nuova ricevuta e non dimostrandomi indifferente all’azione dello Spirito che agisce in me.

Questa speranza certa che deriva dalla fede nell’amore di Dio non toglie tutte le difficoltà che la vita ci presenta, ma permette il loro superamento. La Speranza cristiana rende il cammino della vita un vero pellegrinaggio, perché sostiene la fatica, l’incomprensione, il dolore e infonde il senso della gioia e della serenità che scaturiscono proprio dalla capacità di guardare al presente come premessa vera di futuro.

Essere pellegrini, come abbiamo detto più volte, equivale ad avere una meta da raggiungere; altrimenti, si sarebbe soltanto degli erranti, dei viandanti che non sanno dove andare. Nessuna fuga, dunque, per chi vive la speranza cristiana, ma un impegno reale a vivere fin d’ora la pienezza della vita nuova donata dal Battesimo. don Maurizio.

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