”Formazione” sul Sacramento della Confessione
F orse non per tutti, ma certamente per molti, anche nella comunità cristiana può sembrare che il sacramento della confessione sia in crisi per diverse ragioni: per il forte calo delle persone che vi si accostano, per situazioni di disagio interiore, per altre difficoltà, non ultima la sensazione di non saper cosa dire e quindi la chiara mancanza di consapevolezza di cosa sia realmente peccato. Infatti, molti fanno fatica a distinguere tra colpa, mancanze, fragilità e peccato: di cosa stiamo parlando e quali le differenze tra l’uno e l’altro sentimento, cosa effettivamente è peccato che grida al cospetto di Dio e di cui dobbiamo liberarcene? Molti, poi, vivono in modo tradizionalistico questo momento, altri lo vivono in modo intenso fino a farlo diventare un vero e proprio colloquio spirituale, che va ben oltre la forma prevista dalla prassi della chiesa. In questo scenario diventa allora necessario non solo fare chiarezza ma riscoprire tale sacramento della grazia di Dio alla luce della fede cristiana. al fine di viverlo meglio e come occasione per progredire nel cammino di discepoli del Signore, e maturare come “discepoli credenti”.
Se dunque – al di là di tutti i fattori culturali, sociali e persino psicologici – la questione di fondo è la propria fede e il proprio cammino spirituale, allora la vera crisi del sacramento della confessione probabilmente dipende dallo smarrirsi della relazione dell’uomo con Dio. Per ovviare a questa crisi non si dovrà dunque precipitosamente cercare il peccato, ma ritrovare prima Dio e l’uomo, la cui relazione, che si esprime nella Chiesa, permetterà poi di riconoscere anche il peccato. Potremmo indicare tre direzioni per ritrovare il contesto del sacramento della confessione considerato in modo più ampio come sacramento della riconciliazione: ritrovare Dio, ritrovare l’uomo, ritrovare la Chiesa.
Probabilmente occorre liberare subito il campo da possibili e comuni fraintendimenti accumulati da un’abitudine mal compresa, che alla fine ha portato ad una disaffezione e quindi ad una marginalizzazione, se non addirittura ad un abbandono, della pratica della confessione. Persino la questione della “pratica” della confessione andrebbe recuperata e ben ricompresa perché non si tratta di un “dover rendere conto” in modo rigorosamente scadenzato (una volta al mese, una vola all’anno, ogni settimana…), ma di collocare questo sacramento dentro un preciso e personale cammino spirituale e di fede il cui ritmo è dettato proprio dalla esperienza discepolare che si sta facendo.
Basta per questo richiamare le primissime parole che l’evangelista Marco mette sulla bocca di Gesù e che quindi sono anche le primissime parole del Figlio di Dio e della sua Buona Notizia: «il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). Dunque, l’appello alla responsabilità e alla vita morale (il proprio comportamento) è una conseguenza dell’annuncio della presenza del Regno e della misericordia di Dio che ha una sola volontà; quella del salvare ogni uomo. Nemmeno il giudizio e la condanna stanno al primo posto tra le preoccupazioni di Dio; lo dice chiaramente Gesù a Nicodemo: “Dio ha tanto amato il mondo… e ha mandato suo figlio non per giudicare il mondo ma per salvarlo”. La questione morale, dunque, è seconda rispetto alla grazia. Ma “seconda”, non significa che sia secondaria. Infatti, la grazia non toglie ma suscita, in relazione al peccato potremmo dire ri-suscita, l’agire morale.
Non solo sono implicate così importanti e profonde questioni, ma nemmeno il nome di questo sacramento è del tutto chiaro e chissà cosa intendiamo quando lo chiamiamo in un modo piuttosto che in un altro. “Penitenza”, “confessione”, “riconciliazione”: nomi diversi per un unico sacramento, che è stato anche designato in modo più “neutrale” come «quarto sacramento». La molteplicità dei nomi è legata alle diverse forme che il sacramento ha assunto nel corso della storia. Nonostante questa pluralità terminologica la struttura rimane costante e si compone di alcuni elementi essenziali che si è soliti identificare nei quattro atti fissati dal Tridentino: 1° contrizione (pentimento), 2° confessione, 3° soddisfazione (la penitenza da fare) e 4° assoluzione. Durante il corso della storia, infatti, ciascun sistema penitenziale ha combinato gli elementi strutturali del sacramento in base alle esigenze pastorali dell’epoca, “creando” figure rituali assai diverse a seconda di ciò che più si voleva sottolineare del sacramento. Noi preferiamo usare il termine “riconciliazione”.
Nel corso dell’anno di grazia del Giubileo 2025, desideriamo offrire a tutta la Comunità un percorso di approfondimento di questo sacramento che parte dai dati della Scrittura, in particolare dal Nuovo Testamento, per approfondire la tradizione e lo sviluppo storico nelle sue varie forme; continuando con la riflessione di fede (teologia), per approdare alla comprensione più autentica del sacramento attraverso la lettura della sua forma attuale, alla luce delle situazioni socioculturali odierne (proposta del cardinal Martini).
Ecco, dunque, il calendario degli incontri formativi presso il Santuario della Madonna dei Miracoli (Madonna Bella) di Cantù, con inizio alle ore 21.00:
Lunedì 17/02 aspetto biblico;
Lunedì 17/03 aspetto biblico;
Lunedì 19/05 aspetto storico;
Lunedì 16/06 aspetto teologico;
Lunedì 22/09 aspetto teologico;
Lunedì 20/10 aspetto celebrativo;
Lunedì 17/11 aspetto celebrativo.
Il cammino si concluderà sabato 20/12 con una celebrazione comunitaria alle ore 10.00.