LE LACRIME DEGLI UOMINI
Nei giorni della commemorazione dei defunti il ricordo dei nostri cari è accompagnato non solo dalla memoria, ma anche da quelle espressioni dei nostri sentimenti veri e intimi che sono le lacrime, soprattutto se i lutti sono recenti.
Non solo: le lacrime le vediamo anche sui volti di uomini, donne e bambini che la televisione ci trasmette continuamente. Lacrime per la guerra, lacrime per le violenze, lacrime per qualsiasi forma di ingiustizia, lacrime per un fardello insostenibile delle vicende della vita, lacrime… raramente di gioia. Piange l’umanità, una storia di lacrime racconta di quell’emozione intensa che trafigge il cuore, che spaventa, che sovrasta la possibilità di dire parole.
Lacrime che ci interpellano, che ci fanno pensare, che ci costringono a non essere indifferenti ma che ci chiedono, in qualche modo, di farle nostre. Lacrime che nonostante i diversi gradi di sofferenza sono comunque uguali per tutti sia che siano quelle delle genti dell’est e dell’ovest, come pure del nord e del sud del mondo: le lacrime rigano in egual modo i volti delle persone a qualsiasi latitudine della terra.
Chi raccoglie le lacrime dell’umanità che piange la sua impotenza di fronte al male irrimediabile? E Dio cosa fa? È uno spettatore insensibile, vi partecipa soltanto, o se ne fa carico e risponde all’appello delle lacrime?
Il Figlio di Dio, Gesù, che ha condiviso in tutto la condizione umana, ha partecipato anche delle nostre lacrime per dire la tristezza incontenibile di fronte al sepolcro dell’amico. Gesù quando vide piangere le sorelle di Lazzaro si commosse profondamente e di fronte alla pietra irremovibile della morte scoppiò in pianto. Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito (Eb 5,7).
Il veggente dell’apocalisse, san Giovanni, per rivelare qualche cosa della verità di Dio, per dare una immagine delle intenzioni di Dio, contempla il compimento della storia nella sollecitudine di un Dio che si prende cura delle lacrime: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate». E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Apc 21,4-5). E l’immagine dell’ultimo libro biblico descrive il compiersi della volontà di Dio con il linguaggio della tenerezza: asciugherà ogni lacrima dai loro occhi (Apc 21, 4), portando a compimento le profezie che promettevano la sollecitudine di Dio per il suo popolo umiliato (Is 25,8).
La parola delle Scritture ci introduce al mistero di Dio perché sia dissipato ogni sospetto e sia risolta ogni ambiguità. Che cosa vuole dunque Dio, quale è la sua volontà? Gesù, in uno dei discorsi più contestati e scandalosi ha rivelato che cosa vuole Dio: “sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa, infatti, è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,38-40).
Se questo lo fa Dio stesso, perché noi umani siamo diventati troppo spesso insensibili o forse abituati davanti alle lacrime? La sorpresa nasce dal fatto che sembrerebbe esserci un affievolirsi di questo atto nel nostro quotidiano. Oggi piangiamo poco e facciamo fatica a lasciarci vedere nel pianto se non per una forma di ostentazione appariscente, da “spettacolo”, anzi spesso anche nel dolore e nella sofferenza abbiamo gli occhi secchi e siamo spesso rassegnati davanti alle tante tragedie. Diciamo la verità: oggi è più facile veder piangere delle persone in o davanti una fiction televisiva, piuttosto che vedere qualcuno piangere davanti al male reale, concreto, al peccato, perché il male è oscurato, e il male morale giustificato o rimosso il più possibile dal vivere quotidiano.
Nell’occasione della commemorazione di tutti i defunti noi, invece, vogliamo accogliere la rivelazione dell’amore di Dio perché non venga meno la nostra speranza e sensibilità cristiana. Nei disastri delle guerre, mentre gli uomini si ostinano a spargere sangue, a darsi morte gli uni agli altri, nei momenti in cui le tragedie hanno dimensioni spaventose, chi pensa alle lacrime versate? Chi può far caso al pianto degli innocenti? Non possiamo, inoltre, non considerare che l’esperienza ci pone davanti non solo alla sofferenza degli altri ma anche alla nostra personale, perché ognuno di noi ha il suo bagaglio di prove, di sofferenze, di malattie, di incontri “più o meno ravvicinati” con la morte. La vita stessa ci interpella in ogni sua fase su questi temi anche se ci possono toccare in gradi e modi diversi più o meno intensi.
Forse anche per questo è importante re-imparare a piangere e non solo con chi piange. Saper piangere o re-imparare di nuovo a farlo significa recuperare la propria sensibilità umana e spirituale se non addirittura divina. In questo modo le lacrime, come succede nei famosi molluschi – le ostriche – ci daranno una perla preziosa. Si narra, infatti, che le perle nascano dal dolore: quando un granello di sabbia penetra nella conchiglia di un’ostrica, questa avverte una puntura e per liberarsi del dolore piange, secerne una lacrima che avvolge progressivamente il granello di sabbia fino a renderlo non più offensivo. Solo le ostriche che conoscono la sofferenza creano le perle, splendenti, lisce, rotonde, quelle che non a caso chiamiamo anche “gioie”. È la speranza cristiana che si modella progressivamente nella certezza di una pienezza che si realizza giorno per giorno passando anche attraverso le prove. (PELLEGRINI DI SPERANZA: GIUBILEO 2025).
Noi professiamo la nostra fede: neppure una lacrima sarà senza consolazione, così come neppure un capello del capo sfugge all’abbraccio dell’amore del Padre per ciascuno dei suoi figli. Ma noi sappiamo ancora piangere cristianamente? don Maurizio.