Pagina Iniz. 2024 Settembre PER IMPARARE AD ESSERE CRISTIANI OGGI

PER IMPARARE AD ESSERE CRISTIANI OGGI

PER IMPARARE AD ESSERE CRISTIANI OGGI

In questi giorni e in particolare con l’occasione della serata dell’assemblea della comunità, abbiamo presentato il progetto Nicodemo, un itinerario pluriennale che vorrebbe accompagnare come “un filo rosso” il cammino della comunità pastorale per i prossimi 8-10 anni. Il testo, in continua implementazione, è a disposizione sia cartaceo che sul sito della Comunità. Una proposta e un itinerario che, in questo cambiamento d’epoca per la società e per la Chiesa, vorrebbe aiutarci a non perdere “la tramontana” – come si suol dire – ma a diventare “discepoli credenti” percorrendo il tempo e la storia che ci sono dati, illuminati e attratti dal Vangelo di Gesù.

Il progetto stesso ci avverte fin da subito che si tratta di un cammino comunitario in quanto seguire Gesù non è qualcosa riservato ad alcuni, poiché insieme ai Dodici, che rappresentano la forma normativa e “ufficiale” dell’essere discepolo, vi sono pure altri che lo seguono e lo fanno perfino meglio di loro. Determinante per essere discepolo non è appartenere a un gruppo particolare o a una realtà territoriale (parrocchia), ma andare dietro a Gesù accettando la volontà di Dio, che si manifesta a volte in modo sorprendente dentro e fuori la Chiesa.

Il Vangelo ci suggerisce che ogni persona deve percorrere il proprio cammino come discepolo, addirittura senza saperlo, perché per tutti l’unica cosa veramente necessaria è lasciarsi interpellare da Gesù, imparando a fidarsi di lui, e il resto si apre a processi inaspettati. Ciò che è sorprendente è che questo lo può fare chiunque! Qui sta la radice della sinodalità, nel senso di camminare insieme anche con chi non partecipa alle nostre “cose” ma sono sinceramente aperti e assetati ad avere risposte alle loro domande di vita e di vita piena e bella.

Da parte sua la comunità cristiana, pur così disseminata di commoventi slanci di dedizione, cerca di fare quello che può con il linguaggio che ha e con le abitudini che sa. Però, ogni giorno che passa, scopre al suo interno debolezze troppo a lungo occultate, polemiche e liti troppo maldestramente attizzate, omissioni troppo giulivamente trascurate, sguardi annebbiati per mancanza di visioni lungimiranti.

Siamo poi spettatori di uno scenario dove la brace della nostra fede rischia di essere sempre più coperta dalla cenere dalle complesse situazioni del nostro tempo alle quali sembra non siamo in grado di rispondere: le nascite sono in calo, le speranze sono spente. I poveri crescono, uno su mille ce la fa. La politica è appesa all’economia, l’economia alla tecnica, la tecnica non è appesa a niente: solo a sé stessa.

In queste situazioni, come cristiani, abbiamo tutti bisogno di riscoprire il nucleo incandescente della nostra speranza e della nostra fede, una scoperta che non è solo nostra ma in modo sorprendente potrebbe essere di molti e non solo di quelli che si dicono “cristiani praticanti” o di tradizione. In questo siamo persino sollecitati da papa Francesco a cercare una “sinodalità” ecclesiale che ritrovi l’allegria della fede che Gesù regala a chiunque desidera una pienezza di vita.

Penso che noi cristiani comuni di “oggi” che cercano di vivere il cristianesimo che c’è, nella cultura che c’è, al meglio che possiamo, dobbiamo dedicare più affetto alle tantissime persone che, pur non coltivando nessuna ambizione di avere un ruolo nelle nostre parrocchie, si riconoscono tuttavia amati da Dio e si sforzano di seguire Gesù. E non si sottraggono alla testimonianza di speranza e di amore che apprendono dal Vangelo di Gesù e ammirano nei suoi discepoli migliori che cercano di diventare “discepoli credenti”.

Forse qualcuno è un po’ samaritano – forse fin troppo sbilanciato sul “fare” -, qualcuno fin troppo pubblicano e pieno di difetti. Qualcun altro che a nostro dire sembra proprio non capire le nostre tradizioni spesso ossessive. E allora? Lo Spirito non è forse arrivato da Zaccheo – addirittura capo dei pubblicani -, da Cornelio – odiato occupatore romano, eppure timorato di Dio -, dalla donna samaritana – quella che aveva avuto la bellezza di cinque mariti e non gli sono bastati – e dal centurione romano – autore o almeno protagonista nella crocifissione di Gesù – lo Spirito, dicevamo, non è forse arrivato in loro  assai prima che arrivassimo noi? Imparare a cercare la fede anche dove non ci aspettiamo di trovarla – Gesù non faceva altro – è un esercizio che può rivelarsi salutare per la riscoperta della fede che noi pensiamo di aver già trovato. Anche questa è sinodalità ovvero capacità di camminare insieme. È un altro modo per essere cristiani oggi come il nome ci chiede. don Maurizio.

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