LA RESPONSABILITÀ DI VOTARE PER CONTRIBUIRE AL BENE COMUNE
In occasione delle imminenti votazioni Europee e Amministrative – dove quest’ultime riguardano direttamente anche la nostra città – riportiamo parole e considerazioni autorevoli che possono non solo spronarci ad esercitare il nostro diritto dovere di andare a votare, ma anche illuminarci su i criteri di scelta da esprimere col voto. In particolare, i vescovi lombardi vogliono condividere con tutti le seguenti loro riflessioni per guardare insieme al bene comune delle nostre città e dell’Europa.
L’assunzione di responsabilità da parte dei cristiani e delle persone serie, capaci, oneste in politica è particolarmente urgente in questo tempo.
L’interessamento e l’impegno diretto in politica è una doverosa espressione della cura per il bene comune. L’indifferenza che induce all’astensionismo, il giudizio sommario che scredita uomini e donne impegnati in politica sono atteggiamenti che devono essere estranei alla comunità cristiana.
Le elezioni europee ed amministrative sono un esercizio doveroso di democrazia e di responsabilità civile che coinvolge tutti i cittadini e sollecita anche il manifestarsi di disponibilità al servizio delle istituzioni. La comunità ecclesiale guarda con stima a coloro che, anche sacrificando tempo ed energie personali e familiari, scelgono di dedicarsi al bene comune.
I cristiani che ricoprono responsabilità in ambito politico e amministrativo devono trovare nella comunità cristiana il contesto propizio per alimentare la loro fede nell’ascolto della Parola di Dio, per motivare il loro servizio al bene comune, per trovare negli insegnamenti della Chiesa e nel confronto fraterno il contesto propizio per un saggio discernimento.
Compito dei pastori è formare le coscienze, motivare l’impegno, incoraggiare le responsabilità, astenersi dal prendere posizioni nel confronto tra i partiti e le persone che si presentano per raccogliere il consenso dell’elettorato.
Sapendo tuttavia che il concetto di bene comune è diversamente inteso e interpretato sia dalle forze politiche, amministrative che dai singoli cittadini, forse è bene concretizzare cosa possa voler dire “bene comune”. Lo diciamo ancora attraverso le parole autorevoli dei vescovi. Ovviamente sono solo alcune traduzioni concrete del più ampio concetto di bene comune; un concetto che chiede di avere un progetto valoriale, una “visone” ampia sulla città e non solo il compito della sua gestione amministrativa.
Sono chiamati a farsi avanti uomini e donne che siano voce coraggiosa e sapiente, profetica e realistica per dire: no alla guerra assurda e disastrosa, noi cerchiamo la pace giusta e possibile; no alla follia delle armi che guadagna nel distruggere, noi chiediamo che ci siano risorse per costruire e curare; no alla diseguaglianza scandalosa che sperpera irresponsabilmente le risorse comuni, rovina i popoli, ignora i poveri e distrugge il pianeta, noi siamo assetati di giustizia e dedicati alla solidarietà; no all’ambigua tolleranza che apre le porte al denaro sporco che si moltiplica sfruttando le debolezze umane, incrementando dipendenze, approfittando del sovraindebitamento, noi pratichiamo e insegniamo la legalità; no alla cultura individualistica e libertaria che legittima l’aborto come diritto e non rispetta la vita di persone fragili e discriminate, noi chiediamo che la legge difenda i più deboli; no a una gestione delle risorse della comunità che trascuri i bisogni primari della casa, del lavoro, della formazione, noi proponiamo alleanze per condizioni di vita dignitose per tutti (VESCOVI LOMBARDI, CARAVAGGIO MARZO 2024).
A proposito delle elezioni europee, «Noi cristiani vorremmo essere cittadini di un’Europa protagonista nell’opera di pace e di sviluppo dei popoli, vorremmo coltivare e tenere vivo il sogno dei padri fondatori, per evitare che la cultura europea sia impostata sul mero individualismo, sugli imperativi del mercato, sugli egoismi nazionali. Perciò sentiamo il dovere di vivere anche l’appuntamento elettorale di giugno con responsabile partecipazione» (S. ECC. MONS. DELPINI).
L’Europa comunitaria nasce da un sogno. Un sogno di pace, giustizia, solidarietà con al centro il valore assoluto della persona e della sua dignità. L’Europa non è, ne può essere solo uno spazio economico.
In gioco oggi c’è l’idea di Europa che desideriamo per il futuro. L’Europa, infatti, è un processo aperto che chiama in causa il nostro protagonismo e anche il nostro contributo critico, di fronte alle grandi sfide perché si possa costruire un’Europa coesa e maggiormente integrata, improntata ai principi di solidarietà e sussidiarietà (CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO).
Verranno giorni di pace? Sarà possibile una società più giusta? Sapremo costruire una città, un paese, un’Europa dove sia desiderabile abitare insieme?
Noi che andiamo a votare diciamo alla gente di oggi e alle generazioni future: sì, sarà possibile, perché ciascuno di noi, secondo le sue responsabilità, competenze e ruoli, mette mano fin da adesso all’impresa di aggiustare il mondo! don Maurizio.