Pagina Iniz. 2024 Aprile Verso le elezioni del consiglio pastorale (2)

Verso le elezioni del consiglio pastorale (2)

PER UN RILANCIO DEL CONSIGLIO PASTORALE

Dopo lo scorso Editoriale sulle motivazioni per cui i fedeli, con un atteggiamento di entusiasmo e di passione, possono e debbono candidarsi per essere membri del Consiglio Pastorale di Comunità Pastorale, potrebbe essere utile richiamare alcuni punti fermi per chiarire cose forse date troppo spesso per scontare, ma che richiedono sempre una giusta comprensione.

MA CHE COS’È IL CONSIGLIO PASTORALE DI COMUNITÀ PASTORALE?

Già i precedenti e ufficiali documenti della Chiesa milanese e quelli più recenti così si esprimono: «Il consiglio è un gruppo di persone che, riunito attorno al Responsabile della Comunità Pastorale e alla Diaconia della stessa, svolgono il compito di consigliare per il buon andamento della vita di fede della comunità cristiana nell’unità e nella comunione delle singole parrocchie che la compongono.

Il CPCP è lo strumento per esercitare il diritto-dovere di tutti i battezzati alla partecipazione corresponsabile nel discernere il cammino da compiere e le scelte pastorali da fare, in ordine al servizio del Vangelo per il bene della Chiesa e del territorio nella quale vive.

Pertanto, Il CPCP ha un duplice fondamentale significato: da un lato rappresenta l’immagine della fraternità e della comunione dell’intera comunità pastorale di cui è espressione, dall’altro costituisce lo strumento della decisione comune, dove il ministero della presidenza -proprio del parroco- e la corresponsabilità di tutti i fedeli devono trovare la loro sintesi secondo la dinamica di comunione, sinodalità, collaborazione e corresponsabilità».

Pur mantenendo questi riferimenti principali, si presentano oggi alcune novità significative come l’avvio dell’Assemblea Sinodale Decanale (ASD) che ha recepito le indicazioni del Sinodo minore Chiesa dalle genti; come pure il magistero recente della Chiesa in particolare le indicazioni dell’esortazione apostolica di papa Francesco “Evangelii Gaudium” al n. 28 e ai nn. 217-237 sullo stile missionario delle comunità cristiane.

In sintesi. È un organo di comunione per la decisione, chiamato a stabilire ogni anno un programma di azione pastorale. Sono di sua competenza tutte le questioni concernenti la vita della comunità. Anche le questioni economiche, benché di competenza del Consiglio per gli affari economici, si iscrivono negli orientamenti tracciati dal Consiglio pastorale. Nella Comunità pastorale, il Consiglio ha la responsabilità di orientarne la vita perché corrisponda all’intenzione missionaria e pratichi lo stile evangelico della comunione, avendo cura di definire le iniziative che mantengono la vivacità e la identità delle singole parrocchie, ma favorendo la condivisione dei doni, delle risorse e delle proposte che definiscono la Comunità Pastorale e ne mettono in evidenza i vantaggi per il bene di tutti nella linea dell’unità e della comunione.

L’arcivescovo scrive: «Il consiglio pastorale e gli altri organi di partecipazione hanno come finalità di decidere come tradurre nella vita ordinaria della comunità il mandato di Gesù e le linee pastorali della Chiesa universale e diocesana. Raccomando a tutte le componenti del popolo cristiano un rinnovato desiderio di farsi avanti per assumere la responsabilità di consiglieri e tenere vivo lo spirito missionario». Ma in che cosa consiste questo “mandato missionario” a cui ogni cristiano e soprattutto ogni consigliere deve ottemperare? «Gesù è mandato dal Padre per dare compimento alla volontà di Dio che vuole che tutti gli uomini siano salvati. Proprio Gesù, il primo e l’unico missionario, ha associato alla sua missione i suoi discepoli. I discepoli di tutti i tempi sono chiamati a identificarsi e riconoscersi nel mandato di Gesù, così da poter dire, come suggerisce papa Francesco, “io sono missione”». Certo è che occorre interrogarsi su cosa significa missione nel contesto concreto e attuale, della nostra comunità pastorale, con uno sguardo profetico e lungimirante.

Alla dimensione fondamentale di Chiesa come realtà di comunione e di corresponsabilità, deve essere associata la prospettiva missionaria, da perseguire sia mediante la presenza significativa e dialogante della comunità cristiana negli ambiti di vita degli uomini e delle donne del nostro tempo, sia mediante un modo di essere comunità credente (vivere la vita di fede), testimone della Pasqua, capace di esercitare nei confronti di tutti i fratelli e le sorelle (chi ha ricevuto il dono del battesimo, ma anche chi non ha ancora scoperto la bellezza delle fede cristiana) una reale forza attrattiva. Al servizio della prima dimensione si pongono, in particolare, le ASD, sollecitando la presenza di testimoni della fede nel più ampio contesto del decanato, mentre la seconda dimensione concerne soprattutto la vita delle comunità pastorali e delle parrocchie e, in esse, il discernimento operato nei consigli di comunità pastorale e parrocchiali, che peraltro non esclude uno sguardo più ampio alla realtà ecclesiale e sociale. In entrambi i casi si tratta di ricordare che la Chiesa popolo di Dio è costituita da tutti i battezzati, aventi la stessa dignità di figli di Dio e la stessa universale chiamata alla santità e alla edificazione del Regno di Dio, nella diversità delle vocazioni di ciascuno (anche con l’assunzione di specifici ministeri). In sintesi, il fine specifico dei consigli può essere delineato secondo sei dimensioni: «luogo di pensiero più che di organizzazione (dove si pensa il volto della Chiesa per questo tempo); luogo di discernimento e lettura dei segni dei tempi; luogo di fraternità, condivisione, sinodalità; luogo in cui, con sensibilità diverse, superando ruoli e funzionalismi, si condivida la stessa preoccupazione per la missione ecclesiale (condivisione profonda, esistenziale, che aiuti i preti a superare la solitudine in cui spesso vivono il loro ministero); luogo che sappia guadagnarsi una sua autorevolezza davanti alla comunità; luogo in cui si superi la tradizionale e radicata marginalità femminile nei luoghi decisionali ecclesiali». don Maurizio

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