SEGUI LA STELLA VERSO E OLTRE IL NATALE (prima, seconda e terza parte)
LA PAROLA AI MAGI: GASPARE
La tradizione dei Vangeli apocrifi ci consegna la fantasiosa, affascinante ma significativa nomenclatura dei Magi che, seguendo una stella, fanno visita a Gesù Bambino. I loro nomi sono tutti nomi di luce o che richiamano gli effetti della Luce. Gasparre (o Gaspare): “Colui che brilla che risplende”, come le stelle nella notte. Baldassarre: “Dio è luce alla tua vita”, come la sua Parola che è lampada ai tuoi passi. Melchiorre: “Re di luce”, come il dono di un “Bambino”, la speranza di una vita nuova.
Lasciamoli parlare: a questo nostro tempo, in questo cambiamento d’epoca spesso confuso e disorientato, che ha tanto bisogno di luce, in queste situazioni tenebrose di guerre, ingiustizie, violenze e preoccupazioni per un futuro incerto; forse hanno qualcosa da dirci. Permettiamo loro di parlarci confidenzialmente… Probabilmente, a ciascuno di noi e anche alle complesse relazioni nella nostra comunità pastorale, sicuramente hanno qualcosa da suggerire.
Immaginando di parlare con loro mi sono chiesto: ma io, ce l’ho una stella? Qualcuno potrebbe dirmi: ma perché ti fai una domanda del genere così strampalata? A pensarci bene non è poi una domanda qualunque, questa, perché per avere una stella devo accorgermi che esiste un cielo sopra la mia testa. Per accorgermi di questo cielo, devo imparare ad alzare lo sguardo. Per alzare lo sguardo, devo smettere di pensare che la vita è solo un tirare avanti; a volte bisogna “andare in alto”, perché dall’alto le cose si vedono meglio, anzi, forse, persino – paradossalmente – in profondità. A questo punto bisogna che mi rivolga a qualcuno che di stelle se ne intende e che mi spieghi il significato delle stelle.
GASPARRE: la stella (o del desiderio fondamentale)
Carissimo amico, devo dirti subito che le stelle non servono a ritagliare oroscopi a misura delle nostre paure o delle nostre aspettative. Le stelle servono a raccapezzarci, a farci capire dove ci troviamo. Le stelle servono a orientarci quando tutto quello che c’è sulla terra non ci dice più nulla di dove ci troviamo e di dove dovremmo andare. A volte ci succede di sentirci “spaesati” quasi perduti nella complessità della vita; ci capita di sentire che la vita intorno a noi, la vita orizzontale, la vita della terra, ci fa perdere le nostre coordinate. Noi non sappiamo più dove siamo, a che punto ci troviamo della nostra esistenza, e forse anche chi fondamentalmente siamo, a che cosa siamo destinati dopo questo passaggio sulla terra.
È questo il motivo per cui alziamo gli occhi al cielo. Io e i miei amici, Baldassarre e Melchiorre, scrutiamo da sempre con curiosità e sapienza i cieli, perché quella dimensione di infinito continuamente ci interroga e ci parla, ci orienta nella ricerca di qualcosa di più rispetto alle sole questioni terrene. Non dobbiamo dimenticare che l’ignoranza del cielo crea sempre piccole e grandi tragedie sulla terra.
Dobbiamo piuttosto riconoscere che dentro di noi ci sono cieli immensi. Le stelle che sono fissate lì nel cielo ci ricordano qualcosa di molto più profondo. Voglio ricordarti che qualcosa di simile l’ha intuita anche il salmista: «Se guardo il cielo e le stelle opera delle tue dita, che cos’è l’uomo…» (Salmo 8).
Come puoi costatare, molta parte della nostra vita la passiamo “fuori di noi”, lavoro scuola, impegni…, e facciamo sempre molta fatica a rientrare in noi stessi, soprattutto perché non siamo più capaci di silenzio. Il silenzio è il passo decisivo per “tornare a casa” per accorgerci della nostra interiorità.
«La scorsa volta ti ho lasciato ricordandoti che il silenzio è il passo decisivo per “tornare a casa”, per accorgerci della nostra interiorità. Quel silenzio che regna nel cielo stellato e che pur ci parla, ci interpella, ci interroga. Bisogna tuttavia saper ascoltare, persino ascoltare il silenzio!
Tra le stelle regna il silenzio, ma è un silenzio che parla. Il silenzio ti permetterà di riconoscere che c’è un desiderio che parla dentro di te. Il silenzio è la condizione per cogliere una Presenza nascosta che ti attrae, che ti rassicura e rappacifica. Hai ragione quando dici che nel silenzio interiore, dentro noi stessi a volte si ha l’impressione di essere dentro un buio pesto. Non si vede e non si comprende quasi nulla, come la complessità infinita del cielo stellato. Eppure, ti assicuro, si avverte in quel buio una presenza, e la si avverte perché proprio in quel buio ci raggiunge una Parola, una Presenza di luce che si dà a noi sotto forma di Parola: tutti abbiamo bisogno di parole di luce quando attorno a noi c’è buio e, forse, non è un caso che il Figlio di Dio si sia fatto Verbo – Parola, venendo nel mondo. Nemmeno è un caso che Gesù Bambino sia stato indicato proprio da una luce del firmamento, dalla luce di una stella.
Vedi, caro amico, il vero problema per te, come anche per me, per Baldassarre e Melchiorre, è saper leggere e ascoltare quel firmamento. Le stelle di cui ti parlo non sono magia, ma profezia.
Ma ora voglio dirti una cosa importante, forse la cosa più importante di tutte. La vedi quella stella lassù? È luminosissima e la sua cometa è come un nastro dorato. Vedi, amico mio, quella stella è diventata il nostro tormento. Mio, di Melchiorre e di Baldassarre.
Quella stella all’inizio ci ha incuriositi, ma poi ha cominciato a metterci in discussione. E ciò è accaduto perché ci siamo accorti che dentro ciascuno di noi c’è un corrispettivo di stella cometa. In noi splende una stella più di tutte. Quella stella non ti fa dormire la notte, non ti fa vivere tranquillo, ti spinge a farti domande, a metterti in discussione, a iniziare un viaggio. Credo che quella stella dica il motivo vero e unico per cui siamo nati e venuti al mondo. C’è un motivo per cui siamo qui, su questa terra, con questa vita addosso. Ma da soli siamo incapaci di decifrarne il messaggio.
Quella stella non è una risposta, ma la rotta della risposta. Essa è un desiderio fondamentale (desiderio deriva da stella = sidera). Se voglio capire il motivo per cui sono vivo, allora devo mettermi in viaggio. Perché il viaggio? Non lo so, è Baldassarre l’esperto di viaggi e immagino che vorrai fare un salto da lui prossimamente per una chiacchierata.
Nessuno potrà dirti chiaramente dove ti porterà la tua stella cometa.
Nessuno potrà vivere la tua vita, dovrai farlo tu.
Nessuno potrà darti una risposta chiara se non perché la cerchi tu. Certe risposte non si possono capire con la testa, si possono solo vivere. Possiamo però metterci in viaggio e seguire le rotte di una risposta.
Dobbiamo imparare a leggere quelle stelle. Dobbiamo cercare la nostra stella cometa…»
Sono rimasto colpito dalle parole di Gasparre, mi hanno incuriosito e soprattutto hanno messo in me la voglia di pensare, di riflettere, di combattere la superficialità e l’esteriorità che spesso accompagnano le nostre esperienze umane; la voglia di continuare a “navigare” … (Lc 5,4)
Mentre pensavo a queste cose, spontaneamente mi sono sentito di dire così al mio primo amico dei tre Magi: Grazie carissimo Gasparre, credo che adesso dovrò proprio chiedere a Baldassarre di aiutarmi a mettermi in cammino, anzi no, a continuare il mio cammino perché già da tempo ho iniziato il mio viaggio ma…
LA PAROLA AI MAGI: BALDASSARRE
Nello scorso dialogo Gasparre mi ha invitato a rivolgermi al suo amico Baldassarre se avessi voluto continuare il mio cammino seguendo la stella. E cosi, prima di incontrarlo, mi sono chiesto: ma io ce l’ho un viaggio? Sto ancora camminando, o chissà per quali ragioni mi sono impigrito, rassegnato della vita e il mio cammino si e rallentato se non addirittura forse fermato?
Qualcuno potrebbe dirmi: ma di che ti preoccupi, se già arrivato, ti sei già realizzato, cosa continui a metterti in cammino e poi verso dove? La storia e sempre quella fin dall’inizio: ≪…Abramo, non partire non lasciare la tua terra, la gente e sempre quella, e indifferente, a volte persino nemica, cosa speri di trovare?≫
Vorrei rispondere che tutti siamo nati per andare da qualche parte, fosse pure l’ultima destinazione: il paradiso. Non siamo nati fermi. Ci sono strade che aspettano solo noi e solo noi possiamo percorrerle. A ben pensarci, poi, sappiamo, in fondo, che per trovare la nostra strada dentro di noi dobbiamo camminare fuori di noi, verso qualche parte, anzi verso Qualcuno.
Sara forse per questo che i pastori, all’annuncio dell’angelo, ≪subito, senza indugio, andarono e trovarono Maria e Giuseppe e il Bambino≫ (Lc 2,16).
A questo punto bisogna che mi rivolga a qualcuno come quel tale Magio, Baldassarre, che di cammini se ne intende. Spero che lui, il cui nome vuol dire: “Dio è luce alla tua vita”, mi spieghi il significato del camminare, mi aiuti a prendere la decisone di partire con entusiasmo, a perseverare nell’andare avanti nonostante la fatica, mi insegni a leggere i segni e ad ascoltare quelle Parole disseminate lungo il cammino come lampade ai miei passi e luce sul mio cammino (Salmo 118, 105). Chissà che anch’io non incontri quel Bambino come e successo ai pastori e poi ai Magi che per questo fecero un lungo viaggio.
BALDASSARRE: il cammino (o della strada da fare … da continuare)
Devo dirti che e con profondo piacere che voglio raccontarti e spiegarti bene il significato del viaggio, del camminare, anche se pensi che non ci sia proprio nulla di cosi strano in un argomento del genere. Pensa, persino Dante – anche se e venuto parecchi secoli dopo di me – ha voluto compiere un cammino nell’al di la: interessante davvero!
Vedi, mio caro amico, i viaggi sono una faccenda seria perché ci costringono a fare i conti con noi stessi. Purtroppo, di questi tempi, l’aumento eccessivo della velocita dei trasporti non ci fa più godere nulla del viaggio. Tu puoi trovarti in poche ore dall’altra parte del mondo, ma quello non e un viaggio, e solo un trasporto.
Il viaggio, il camminare, non e solo arrivare innanzitutto da qualche parte, ma e tutto il tragitto che c’è tra te e quella “qualche parte” dove stai andando. E ciò che c’è in mezzo tra te e la meta la cosa più importante. E, credimi, io, Gaspare e Melchiorre ne sappiamo qualcosa.
Se un viaggio non ci cambia, allora significa che abbiamo avuto solo la parvenza di esserci messi in cammino, ma fondamentalmente siamo uguali, con l’unica differenza che ci troviamo in un altro posto. I cammini ci modificano, ci plasmano, anzi forse la cosa più giusta da dire e che i cammini ci rivelano, tirano fuori da noi cose e parti che non pensavamo nemmeno di avere.
Il cammino e ciò che riempie di senso lo spazio, l’amore e ciò che riempie di senso il tempo! Se noi uomini e donne non diamo senso alla nostra esperienza, a ciò che viviamo, a ciò che abitiamo, a ciò che facciamo, allora ci sentiamo uomini e donne a meta. Il vuoto che spesso proviamo, lo smarrimento o l’insoddisfazione di molti tra noi vengono proprio dalla mancanza di chiarezza di questo elemento fondamentale: dare senso alle cose, e non semplicemente viverle…
La scorsa volta Baldassarre mi ha invitato al cammino per riuscire a cogliere il senso delle cose, e non semplicemente a viverle… Non mi ha lasciato neanche il tempo di controbattere che subito mi ha ricordato che però ogni cammino ha le sue regole, i suoi alfabeti da imparare, i segreti da mettere da parte. Insistette con me. E ricorda: solo chi cammina può arrivare ad incontrare. Se i pastori non fossero andati, se noi Magi non fossimo partiti…non avremmo mai incontrato il Salvatore del mondo, il “piccolo” che è il più “Grande” di tutti. Ti do allora qualche piccolo suggerimento.
Anzitutto “tenere bene i piedi per terra” è la regola d’oro di ogni vita, di ogni viaggio. Solo quando hai i piedi ben piantati per terra allora puoi permetterti di cominciare un cammino. Avere i piedi per terra significa capire chi sei adesso, e a che punto ti trovi.
A volte, però, tenere i piedi per terra ci fa solo rimanere fermi. Bisogna piuttosto comportarci come si comporta il corpo quando cammina. Ogni passo si alza per cercare un po’ più avanti nuovamente un punto di appoggio su cui costruire un nuovo equilibrio per tutto il corpo. Chi rifiuta di mettersi in cammino per non perdere un equilibrio allora non comprende che quell’equilibrio che si è creato ti blocca e non ti consente di avanzare, di migliorare. È vero che camminare ci squilibra, ma solo per spingerci verso un passo successivo che è un nuovo equilibrio.
Un’altra cosa importante, amico mio, è capire che non tutti i paesaggi che si attraversano sono uguali. Delle volte possiamo decidere da noi stessi i luoghi da attraversare, e ci sono invece volte in cui siamo costretti ad attraversare paesaggi che non abbiamo scelto. Pensa quale tragitto – e non solo fisico, ma anche spirituale – hanno dovuto compiere Maria e Giuseppe per dare alla luce Gesù. Individua anche tu i tuoi paesaggi e capirai molto anche di te stesso, del tuo carattere, della tua affinità.
Domandati poi della compagnia. Ti piace camminare da solo o con qualcuno? Ogni cammino che si rispetti ha anche la sua compagnia che si rispetti. La presenza di persone accanto a noi, o il desiderio di andare insieme verso la stessa mèta fa si che il nostro cammino resti umano. Non ti dice niente che noi tre io, Gaspare e Melchiorre abbiamo scelto di affrontare questo cammino condividendolo insieme?
Poi ci sono i pericoli. Ogni viaggio che si rispetti ha i suoi pericoli. Alcune volte sono esattamente le difficoltà che rendono il viaggio interessante o forse rendono noi interessanti, perché magari non immaginavamo di avere quella dote nascosta o quella forza interiore.
Non avere mai paura dei pericoli, ma allo stesso tempo non prenderli sottogamba. Semplicemente affrontali. Fallo con letizia e se ti va di piangere ogni tanto fallo pure. Sarebbe bello che tu ti interrogassi sulla qualità delle tue lacrime.
Carissimo amico tra qualche giorno ci metteremo in viaggio io, Gaspare e Melchiorre, e il viaggio che faremo credo che ci cambierà in una maniera decisiva. Non possiamo rimandarlo.
Grazie Baldassarre, credo che anch’io continuerò a camminare; voglio arrivare ad incontrare Colui che è il senso della mia vita, quel Gesù Bambino che persino lui, per incontrarmi, ha forse compiuto il più lungo viaggio, un viaggio infinito per farsi come me e rendermi come lui.
Buon Natale, buona Epifania e soprattutto buon…cammino per incontrare il Signore. Ma poi bisognerà seguirlo, perché anche Lui non si è mai fermato e ha continuato ad andare a Gerusalemme dove nemmeno la morte lo ha fermato. La sua risurrezione ci dice che, per essere discepoli, non abbiamo altra strada da percorrere se non quella di seguire Lui: “pellegrini della speranza”.
don Maurizio.