Pagina Iniz. 2023 Maggio SEI CAPACE DI AMARE!

SEI CAPACE DI AMARE!

SEI CAPACE DI AMARE!

In mezzo alla confusione una rivelazione. La confusione, un mucchio di messaggi, quelli che mando io, quelli che ricevo, un mucchio di rumori, di musiche, di cose da fare, e non so più da che parte andare. E poi la confusione dentro di me: ma io chi sono? A cosa servo? Merito l’attenzione di qualcuno? La confusione intorno, in casa, con tutti che gridano, vanno, vengono e la confusione nel mondo con i messaggi che mi stordiscono e la confusione dentro di me. Ecco, in questa confusione passo vicino a un oratorio, mi addentro e decido quest’anno di fare l’animatore, l’animatrice. In questa confusione io ricevo una rivelazione. Ecco, ho imparato che sono capace di amare, sono capace di prendermi cura degli altri, sono capace di fare del bene, nella confusione una rivelazione. Sono capace di amare! E nella oppressione dei miei complessi una rivelazione: ciascuno di noi, anche tu, hai dei complessi. Non ti piaci. Soprattutto se ti confronti con gli altri ti sembra di essere sempre indietro, inferiore. Ma io non sono bella come quella là, ma io non sono simpatico come quello là, ma io non sono così sciolto come quello là, ecco io non valgo niente, io non sono capace di fare niente, tutto quello che faccio è un disastro, i miei genitori si aspettano da me sempre delle cose che poi io non riesco a fare. Ecco in questa oppressione, di questi sensi di inferiorità e di colpa, una rivelazione. Mi hanno chiamato per fare l’animatore. Cioè qualcuno ha stima di me, mi ha chiamato e mi dà fiducia. In mezzo a tutti questi complessi che ci portano a sottovalutarci una parola di stima che dice “Vieni! Tu sei capace! Abbiamo bisogno di te! Ti affidiamo i ragazzi della tua squadra”. E in mezzo alla precarietà una rivelazione. La precarietà dice che oggi sono pieno di entusiasmo, il giorno dopo dice “che schifo la vita, non ho voglia di fare niente”, “oggi sono pieno di amore, vorrei abbracciare tutto il mondo” e il giorno dopo dico “ma come sono antipatici tutti, io non li sopporto”. In mezzo a questa precarietà una rivelazione. L’impegno che ti prendi dura perché sai che c’è qualcuno che si aspetta da te un servizio, una presenza, un sorriso. Ecco questo samaritano che non sappiamo da dove veniva e dove andasse, di cui non sappiamo niente, secondo me, era come un adolescente che passava nella strada della vita ed era confuso, non sapeva bene cosa stava succedendo. Ha visto un poveraccio e se n’è preso cura. Ha scoperto di essere capace di amare. Siccome era un samaritano si sentiva sempre giudicato, gli altri lo guardavano con pregiudizio, lo disprezzavano. Ma questo samaritano ha visto un uomo ferito, se n’è preso cura, l’ha portato fino a un ricovero, e ha sentito il bisogno dell’altro come una vocazione. Questo samaritano era uno che andava in giro chissà a fare che cosa, una volta era onesto, una volta rubava, una volta voleva rispettare la legge di Dio, una volta bestemmiava ma ha visto un uomo abbandonato al ciglio della strada e se n’è preso cura. E ha capito che prendersi cura degli altri non è il capriccio di un giorno, non è uno slancio di generosità ma un impegno che deve attraversare il tempo, che deve diventare vocazione. Gesù ha raccontato oggi questa parabola per noi per dirci che nella confusione se noi ci dedichiamo a prenderci cura degli altri comprendiamo di essere capaci di amare, cioè di essere a immagine di Dio. In mezzo a tutti i complessi, Gesù ci dice “Ti chiamo” e noi scopriamo che siamo autorizzati ad avere stima di noi stessi perché Gesù ci chiama per nome. E in mezzo alla precarietà di un mondo che cambia sempre noi ci rendiamo conto che la dedizione a prenderci cura degli altri non ci può impegnare finché abbiamo voglia ma finché gli altri si aspettano qualcosa da me. Sulla strada c’è Gesù che ti dirà “Avevo fame, mi hai dato da mangiare…” Questo vi auguro per la vostra estate. Che voi attraverso il servizio che rendete abbiate queste tre rivelazioni: sei capace di amare! Sei autorizzato ad avere stima di te! La dedizione non è il capriccio di un giorno ma la vocazione di una vita! (L’Arcivescovo agli animatori: venerdì 26 maggio)

Arcivescovo Mario Enrico Delpini