CONTENTI DI ESSERE PRETI
Mi dicono che siete preti normali, preti di tutte le età, preti che esercitano ogni tipo di ministero, preti che sono in ogni parte della nostra diocesi. Mi dicono che vivete anni di pieno vigore e in piena salute e anche anni di stanchezza, di malattia, anni gravati dal peso degli anni. Mi dicono che una cosa vi caratterizza: siete preti contenti di essere preti. Alcuni ritengono che la notizia sia una delle fake news che circolano sui social. Altri dicono che sia uno slogan per una campagna di propaganda organizzata per reclutare personale per una istituzione come la Diocesi di Milano che lamenta molti posti vuoti. Alcuni ritengono che sia impossibile essere preti ed essere contenti: condannati alla solitudine, gravati di impegni che non lasciano respiro, circondati da un clima di indifferenza, se non proprio di sistematico sospetto e disprezzo, come potreste essere contenti? Ho però informatori affidabili che mi dicono che siete preti contenti di essere preti. Mi dicono che ogni sera si può ascoltare in ogni parte della diocesi l’innalzarsi di un cantico stupefacente di cui il mondo intero si sorprende: l’anima mia magnifica il Signore, e io il mio spirito esulta in Dio mio salvatore. Mi dicono, addirittura, che il giorno anniversario della ordinazione è celebrato da voi come una festa e che in quei giorni passate delle ore in qualche chiesa a ringraziare il Signore di essere preti e avete tanti motivi per ringraziare che il tempo non basta mai. Mi dicono anche che vi capita di essere così contenti che ogni tanto andate a far visita ad altri preti per condividere la vostra gioia o anche per sostenere, incoraggiare, consolare un confratello che vive momenti di tristezza e di desolazione. L’ammirazione e lo stupore mi inducono a scrivervi queste poche righe. Vorrei chiedervi: quale è il segreto della vostra gioia? Avete forse qualche ricetta segreta? Non penso infatti che vi capiti di essere sempre applauditi e popolari: anche voi avvertite l’ostilità dell’enorme drago rosso che i è infuriato contro la donna dell’Apocalisse e se n’è andato a fare guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che custodiscono i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù. Eppure siete contenti. Non mi immagino che la ragione della vostra gioia sia il risultato del vostro lavoro: l’ossessione per le statistiche contagia un po’ tutti, e le statistiche decretano senza complimenti la riduzione dei numeri e il declino dell’autorevolezza del prete e della Chiesa. Eppure siete contenti. Il vostro essere contenti di essere preti non può essere il fatto che avete realizzato il vostro desiderio. Infatti molti di voi sono diventati preti con una immagine di prete che ha la sua parrocchia, che trova un popolo che lo aspetta e lo ascolta, che gestisce il suo ruolo esprimendo la sua originalità e vivendo con gli altri preti di quel buon vicinato che non disturba troppo e adesso vivete un ministero che impone il confronto con gli altri preti, che si deve inventare un modo di farsi carico di diverse comunità costruendo forme di pastorale di insieme che trovano resistenze e comportano fatiche un po’ esasperanti. Eppure siete contenti. Gli impegni che gravano sulle vostre spalle sono poi anche un motivo di tensione e di preoccupazione, perché dovete pensare a gestire le strutture senza averne la competenza e non è facile trovare competenti che siano disponibili senza diventarne padroni. Eppure siete contenti. Escludo che siate contenti perché il vescovo sappia far bene il suo mestiere. Anzi ci sarebbe molto da dire sulle sue scelte e sui suoi limiti. Eppure siete contenti. Anch’io sono contento e vorrei condividere la mia gioia con tutti i preti. Mons. Mario Delpini (omelia del 9/5/2023 – Seminario di Venegono)