FARE PER ESSERE O ESSERE PER FARE?
L’ identikit del Lombardo, del Milanese, del Canturino, è “fare”. Il tesoro che amministra con particolare cura è il tempo. Il “fare” deve rendere: in denaro, in proprietà, in rilevanza sociale…
Sei, se fai!
Ci sono degli “idoli” che non marciscono nella storia: c’erano ai tempi di Mosè, ci sono ancora oggi. Prendiamo “il potere”: da esercitare in famiglia, nella vita sociale, nell’attività produttiva. Non lo si dice, ma si prova quella sottile soddisfazione: «comando io».
Purtroppo questo idolo è tale da indurre l’uomo a scatenare guerre!
“Fare” per essere: forse c’è un equivoco.
“Quando l’uomo ha finito, allora comincia, quando si ferma allora rimane perplesso. Che cos’è l’uomo? A che cosa può servire? Qual è il suo bene e qual è il suo male?” Queste constatazioni si uniscono al drammatico “Quanto al numero dei giorni dell’uomo, cento anni sono già molti. Come una goccia d’acqua nel mare e un granello di sabbia, così questi pochi anni in un giorno dell’eternità” (Siracide 18,5-8) .
C’è però una possibilità: la vacanza. Quella di chi decide di giocare un po’ del suo tempo: “devo staccare… non riesco più a concentrarmi…”.
Anche la vacanza però ha un rischio: “fare”…
Attenzione: si può finalmente “essere”, cioè decidere che cosa fare, quanto fare, con chi fare.
Riprendere il controllo di noi stessi. Prima “sono” e poi “faccio”.
Ho bisogno di silenzio, di raccoglimento lontano dal frastuono… ho bisogno di ritrovare “Chi” vale veramente.
E se fosse “Dio”? Nella borsa da viaggio potrei mettere un Vangelo e magari leggerne una pagina al giorno. Perché no?
Auguri, amiche e amici, “siate” prima di fare, almeno in questo “tempo”: tornerete a casa “nuovi”. Arrivederci.