“CERCATE ANZITUTTO IL REGNO DIDIO E LA SUA GIUSTIZIA”
Con queste parole il Signore Gesù ci invita a vivere nell’ottica dell’eternità; un invito il suo che è collegato alla fede nella Provvidenza di Dio, attraverso due analogie, quella degli uccelli dell’aria che trovano il cibo senza aver seminato, e quella dei gigli del campo, che presentano un vestito bellissimo senza essersi occupati di esso. Per tutti gli esseri della terra provvede Dio. Perciò Gesù pronunzia l’esortazione ad avere fede e dà l’assicurazione: Il Padre vostro celeste sa che avete bisogno. La preoccupazione condannata da Gesù non si riferisce al giusto impegno che l’uomo deve mettere per conservare e migliorare la sua esistenza, per procurarsi il necessario per vivere, per migliorare le condizioni di vita nel mondo. Se non fosse così, non avrebbe avuto senso il monito di S. Paolo: “Chi non vuole lavorare, neppure mangi” (2Tess 3,10). Gesù si riferisce invece a quell’ansia che è fine a se stessa e non si preoccupa di coltivare uno sguardo di fede e di speranza sulle vicende del tempo, con l’occhio rivolto al disegno del Padre che prevede “cielo e terra nuova”. Se l’uomo non si lascia illuminare dall’attesa dell’eternità beata, la ricerca del benessere e la cura della vita rischiano di essere chiuse in un egoismo senza senso, che impedisce l’amore e la solidarietà nei confronti degli altri. Questo vale soprattutto in questi tempi di guerre, di desertificazione, di siccità, di pandemia e di carestia in molti luoghi del mondo. Prendiamoci cura della natura che ci è stata affidata dalla provvidenza di Dio perché esse “geme e soffre” nell’attesa del nostro impegno.