Dal 1° aprile è terminato, nella nostra Nazione, lo stato di emergenza causa Covid-19. Dobbiamo ancora saggiamente mantenere molta prudenza nelle nostre relazioni e contatti perché sappiamo bene che il virus contagia ancora tanto e le reazioni che può produrre in alcune persone sono gravi.
I principali comportamenti “nuovi” da tenere nelle nostre chiese in sintesi sono questi:
1) permane il divieto di accesso alla chiesa per chi presenta sintomi influenzali, oppure è sottoposto ad isolamento;
2) c’è ancora l’obbligo di igienizzare le mani all’ingresso;
3) permane l’obbligo di utilizzare la mascherina che copre naso e bocca, possibilmente del tipo FFP2 o FFP3;
4) le acquasantiere resteranno vuote;
5) è abolito il distanziamento tra le persone all’interno delle chiese;
6) non si potranno però fare assembramenti di persone quando i posti in chiesa sono esauriti e quando si esce;
7) non sarà possibile scambiarsi il gesto della pace con la stretta di mano;
8) la santa Eucaristia sarà distribuita solo sulla mano e ci si accosterà al sacerdote in fila ordinata;
9) si continuerà, come ora, a fare la propria offerta all’ingresso o all’uscita di chiesa nell’apposito contenitore;
10) sarà possibile usare libri e foglietti con l’accortezza che non passino di mano prima che siano passate tre ore dall’ultimo utilizzo.
Tali sono le indicazioni pratiche. In questa ripresa di normalità, almeno parziale, non dimentichiamo però alcune lezioni imparate negli ultimi difficili anni. Siamo tutti sulla stessa barca, siamo esposti alle minacce della salute e dobbiamo essere riconoscenti per il progresso della scienza, della tecnica, della comunicazione e soprattutto diciamo grazie agli operatori della sanità e alle istituzioni. Poter essere vicino a chi soffre soprattutto negli ultimi momenti di vita, anche se non possiamo rimediare alla morte, è sempre un modo prezioso per amare i nostri cari. Forse abbiamo anche imparato che le relazioni tra noi, la possibilità di muoversi, il lavoro, la scuola… giocano un ruolo importante nella vita. Affidarsi a Dio e purificare il nostro rapporto, considerandolo Padre e non padrone, è possibile in ogni contesto in cui ci troviamo perché siamo sempre suoi figli. Trovarsi in Comunità alla domenica per la Messa, poter svolgere il volontariato senza ostacoli, poter frequentare gli ambienti oratoriani per il catechismo, per il gioco, per le feste, per gli incontri è davvero un grande dono per poter camminare insieme. Vivere la fede in famiglia è possibile, anzi essa è la prima comunità di Chiesa e quindi continuiamo a pregare con i più piccoli, a sentire come nostre le sofferenze degli altri, anche se sono lontani fisicamente. Lo sappiamo: ci sono sempre molti che patiscono dolori nel mondo a causa di disastri naturali o della cattiveria degli uomini, guerre comprese. E poi… anche ciascuno di noi avrà imparato qualcosa, da non dimenticare.