LA RESPONSABILITÀ DI ESSERE TESTIMONI
“Dove sono i giovani? Perché non ci sono i giovani? Cosa fanno i giovani?” Sono queste alcune domande che sento spesso ripetere da parte di tanti adulti generosi impegnati in parrocchia o nelle associazioni. Sono a Cantù da sei mesi ma mi sono reso conto fin da subito che nei nostri oratori, che dopo due anni di pandemia sembrano essersi svuotati ancora di più, i giovani ci sono e non sono pochi! Quando parlo di giovani intendo in particolare la fascia dai 18 ai 25 anni. Non posso che essere contento e ringraziare chi mi ha preceduto perché i nostri giovani sanno pregare (e non è scontato), studiano, si impegnano quasi tutti come educatori dei più piccoli e diversi fanno volontariato nelle associazioni del territorio. E poi ci sono gli adolescenti, dai 14 ai 17 anni, anche loro sono tanti. Dopo due anni di pandemia sono forse più fragili. Hanno bisogno di adulti veri che non pretendano troppo e che non li giudichino ma che siano capaci di ascoltare e camminare insieme. Oggi giustamente la vera emergenza è la guerra ma non dimentichiamo che stiamo vivendo una grave crisi educativa ed è urgente, come chiede il nostro vescovo, riscoprirci tutti artigiani del bene comune. Potrebbe sorgere legittima la domanda: e tutti gli altri ragazzi che non frequentano i nostri oratori? Dobbiamo avere l’umiltà di riconoscere che non possiamo arrivare a tutti ma allo stesso tempo avere il coraggio di non chiuderci nei nostri ambienti. Incontro tanti altri giovani a scuola dove insegno e tanti altri nel mondo scout, per me nuovo ma affascinante. E comunque i nostri giovani cristiani hanno la possibilità anzi la responsabilità di essere loro stessi testimoni della vita buona del vangelo negli ambienti che frequentano. Vorrei chiedere, con tanta umiltà ma altrettanta convinzione, a tutti gli adulti di avere fiducia nei giovani! La “pastorale giovanile” non è la sesta parrocchia della comunità pastorale ma vorrebbe e dovrebbe essere l’anima e il futuro di tutta la comunità!