DALLA “FRATELLITUTTI” UN INVITO PER L’OGGI
Nella “Fratelli tutti”, firmata da Papa Francesco il 3 ottobre del 2020, c’è un invito esplicito ad una “fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata e dove abita”. L’obiettivo è “far rinascere fra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità”. Sono ancora parole di Francesco: “Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti dalla stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli”. La pandemia, non ancora debellata, ed ora la guerra in Ucraina, senza dimenticare le tante guerre nelle varie parti del mondo forse meno “mediatizzate”, ci costringono a leggere le parole del Papa come una chiamata ad una corresponsabilità. Quale parte può avere ciascuno di noi? Senza dubbio una preghiera, affido al Signore, di sorelle e fratelli, la cui sorte non ci può lasciare indifferenti. La disponibilità ad un’ospitalità oggi, per coloro che sono in fuga per la vita, ma anche per coloro che continuano ad essere alla ricerca di un futuro diverso, per sé e per i propri figli. L’accettazione di ripercussioni sul nostro stesso modo di vivere, per scelte “in risposta”, operate a livello europeo… “In una guerra tutti perdono”: affermazione non di opinionisti ma del Pontefice, in diverse circostanze. È ancora Francesco che nella “Fratelli tutti” constata: “nel mondo attuale i sentimenti di appartenenza ad una medesima umanità si indeboliscono, mentre il sogno di costruire insieme la giustizia e la pace sembra un’utopia d’altri tempi”. Un passaggio, nella stessa enciclica, ci interessa particolarmente e può regolare in maniera “cristiana” anche il nostro vivere comune: “cultura dello scontro, no; cultura dell’incontro, sì”. In questa Quaresima, di fronte a queste tragedie e alle domande che spesso l’uomo comune si pone (“dov’è Dio?”) mi sembra particolarmente confortante l’affermazione di Paul Claudel: “Cristo non è venuto per spiegare il dolore ma a riempirlo della sua presenza”. E la Quaresima non finisce al Venerdì santo, ma alla Pasqua. don Giovanni