OGNI VITA È SEMPRE UNA BENEDIZIONE
Si è appena svolto a Roma, nel foyer dell’auditorium della Conciliazione, la prima edizione degli stati generali della natalità in Italia, aperti ufficialmente il 14 maggio scorso dal Presidente Draghi e da Papa Francesco. Papa Francesco ha ribadito ancora una volta il fatto che la riduzione delle nascite in Italia, ma anche in tutta Europa, è una vera questione sociale. Anche per la nostra comunità cittadina di Cantù, il problema del calo delle nascite è reale, come ha fatto notare un articolo del quotidiano la Provincia di alcune settimane fa, dove si evidenziava come in questi ultimi dieci anni la natalità in città sia diminuita di oltre il 35%. Partendo da questi dati, vorremmo offrire alla riflessione comunitaria alcuni spunti che ci possano aiutare a prendere coscienza del problema e a metterlo all’interno delle nostre preoccupazioni pastorali e della nostra preghiera. Le cause del preoccupante calo delle nascite sono certamente molteplici e forse questa non è la sede per farne un’analisi approfondita, accenno solo a quelle più evidenti: la mancanza di stabilità del lavoro crea incertezza e fragilità nelle nuove famiglie che, oltre ad allontanare la data del matrimonio, spostandola sempre più avanti nell’età, spesso posticipa anche la maternità aspettando sicurezza e certezze di reddito e di professione. Le aumentate esigenze e il moltiplicarsi dei bisogni fanno leggere la gravidanza come un peso economico rilevante che molti non sono in grado di affrontare. Ci son poi motivazioni psicologiche che frenano la paternità e la maternità: spesso le relazioni non sono stabili, né vincolate da un’assunzione definitiva di responsabilità, il “per sempre” che genera quella stabilità necessaria per i figli pare sempre più difficile da accettare e da assumere. La convivenza e la frammentazione delle relazioni, che è sotto gli occhi di tutti, non favoriscono certo la nascita di figli. Queste motivazioni di carattere socio-economico-culturale dal nostro punto di vista di credenti non possono essere disgiunte anche da considerazioni legate ai valori e alla scelta di fede. Che valore diamo oggi alla vita? Abbiamo ridotto l’esistenza a un’affannosa ricerca di beni materiali che soddisfino i nostri sogni e per questo rischiamo di perdere i valori veri che danno senso e intensità all’esistenza; il primato della persona sulle cose, il primato della vita sul possesso, sul successo, sul fare quello che voglio nella mia libertà che considero assoluta e non sottoposta a nessun limite. Per noi credenti una vita è sempre una benedizione, ma oggi sembra un problema perché costa troppo e non possiamo permettercela; forse perché pensiamo che un bambino abbia necessità del passeggino ultimo modello o della cameretta con i mobili firmati, quando ha bisogno solo di una mamma e di un papà che lo amino e si prendano cura di lui. Non avendo più all’interno del nostro orizzonte categorie come la fiducia in Dio, il credere nella provvidenza, una sana sobrietà di vita, un sapersi accontentare delle cose che sono necessarie, una sana capacità di creare una giusta scala di valori dove la vita vale più del vestito, la procreazione diventa esperienza secondaria che ci permetteremo se ci saranno tutte le condizioni ottimali perché non diventi un problema e non limiti la nostra autorealizzazione. In un mondo dove la propria autorealizzazione e la propria libertà sono i fondamenti del vivere, un figlio è visto spesso come una limitazione alla mia felicità e un limite alla mia libertà: addio fine settimana senza pensieri, addio notti brave con gli amici, addio libertà. Paradossalmente, oggi si sta creando una spasmodica ricerca di maternità e paternità nelle situazioni più estreme e complesse: le coppie omosessuali, il concepimento a tutti i costi anche con tecniche che creano non pochi dubbi da un punto di vista etico. Invece nella famiglia, che ha in se tutte le caratteristiche per accogliere la vita, una nascita sembra essere vissuta spesso come un problema. Credo sia necessario che come chiesa riprendiamo seriamente in mano la formazione delle giovani famiglie investendo pastoralmente risorse umane ed economiche per aiutare le giovani coppie a riscoprire il gusto e il bello di una maternità e paternità responsabile. Davanti a tutto questo dobbiamo però anche dire che ci sono ancora coppie che nella fedeltà e nella maternità e paternità responsabile accolgono i figli come un dono di Dio e li educano per il bene della chiesa e della società. Forse ci vorrebbero anche delle politiche famigliari più coraggiose per incentivare il senso di responsabilità delle giovani coppie e per fugare le legittime paure che a volte bloccano il desiderio di mettere al mondo dei figli. – Don Antonio