Pagina Iniz. 2021 Maggio FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME

FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME

FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME

È essenziale ricordare il bene ricevuto: senza farne memoria diventiamo estranei a noi stessi, “passanti” dell’esistenza. Fare memoria invece è riannodarsi ai legami più forti, è sentirsi parte di una storia, è respirare con un popolo. La memoria è la via che ci unisce a Dio e agli altri. Ma se la catena di trasmissione dei ricordi si interrompe? E poi, come si può ricordare quello che si è solo sentito dire, senza averne fatto esperienza? Dio sa quanto è fragile la nostra memoria, e per noi ha compiuto una cosa inaudita: ci ha lasciato un memoriale. Non ci ha lasciato solo delle parole, perché è facile scordare quello che si ascolta. Non ci ha lasciato solo la Scrittura, perché è facile dimenticare quello che si legge. Non ci ha lasciato solo dei segni, perché si può dimenticare anche quello che si vede. Ci ha dato un Cibo, ed è difficile dimenticare un sapore. Ci ha lasciato un Pane nel quale c’è Lui, vivo e vero, con tutto il sapore del suo amore. Ricevendolo possiamo dire: “È il Signore, si ricorda di me!”. Perciò Gesù ci ha chiesto: «Fate questo in memoria di me» (1 Cor 11,24). Fate: l’Eucaristia non è un semplice ricordo, è un fatto: è la Pasqua del Signore che rivive per noi. Nella Messa la morte e la risurrezione di Gesù sono davanti a noi. Fate questo in memoria di me: riunitevi e come comunità, come popolo, come famiglia, celebrate l’Eucaristia per ricordarvi di me. Non possiamo farne a meno, è il memoriale di Dio. E guarisce la nostra memoria ferita. Guarisce anzitutto la nostra memoria orfana. Tanti hanno la memoria segnata da mancanze di affetto e da delusioni cocenti. Dio può guarire queste ferite, immettendo nella nostra memoria un amore più grande: il suo. L’Eucaristia ci porta l’amore fedele del Padre, che risana la nostra orfanezza. Ci dà l’amore di Gesù, che ha trasformato un sepolcro da punto di arrivo a punto di partenza e allo stesso modo può ribaltare le nostre vite. Ci infonde l’amore dello Spirito Santo, che consola, perché non lascia mai soli, e cura le ferite. Con l’Eucaristia il Signore guarisce anche la nostra memoria negativa, che porta sempre a galla le cose che non vanno e ci lascia in testa la triste idea che non siamo buoni a nulla, che siamo “sbagliati”. Gesù viene a dirci che non è così. Egli è contento di farsi intimo a noi e, ogni volta che lo riceviamo, ci ricorda che siamo preziosi: siamo gli invitati attesi al suo banchetto. Perché è davvero innamorato di noi: vede e ama il bello e il buono che siamo. Il Signore sa che il male e i peccati non sono la nostra identità; sono malattie, infezioni. E viene a curarle con l’Eucaristia. Con Gesù possiamo immunizzarci dalla tristezza. Sempre avremo davanti agli occhi le nostre cadute, le fatiche, i problemi a casa e al lavoro, i sogni non realizzati. Ma il loro peso non ci schiaccerà perché, più in profondità, c’è Gesù che ci incoraggia col suo amore. Ecco la forza dell’Eucaristia, che ci trasforma in portatori di Dio: portatori di gioia, non di negatività. L’Eucaristia, infine, guarisce la nostra memoria chiusa. Le ferite che ci teniamo dentro non creano problemi solo a noi, ma anche agli altri. Ci rendono paurosi e sospettosi: all’inizio chiusi, alla lunga cinici e indifferenti. Ma solo l’amore guarisce alla radice la paura e libera dalle chiusure che imprigionano. Così fa Gesù, venendoci incontro con dolcezza, nella disarmante fragilità dell’Ostia; così fa Gesù, Pane spezzato per rompere i gusci dei nostri egoismi; così fa Gesù, che si dona per dirci che solo aprendoci ci liberiamo dalle paralisi del cuore. Il Signore, offrendosi a noi semplice come il pane, ci invita anche a non sprecare la vita inseguendo mille cose inutili che lasciano il vuoto dentro. L’Eucaristia spegne in noi la fame di cose e accende il desiderio di servire. È urgente ora prenderci cura di chi ha fame di cibo e dignità, di chi non lavora e fatica ad andare avanti. E farlo in modo concreto, come concreto è il Pane che Gesù ci dà. Serve una vicinanza reale, servono vere e proprie catene di solidarietà. Gesù nell’Eucaristia si fa vicino a noi: non lasciamo solo chi ci sta vicino! La Messa è il tesoro da mettere al primo posto nella Chiesa e nella vita. Ci fa bene, ci guarisce dentro. Soprattutto ora, ne abbiamo veramente bisogno.

Papa Francesco dall’omelia della S. Messa nella solennità del Ss. Corpo e Sangue di Cristo del 14/06/2020

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