Pagina Iniz. 2020 Febbraio MEDITERRANEO FRONTIERA DI PACE

MEDITERRANEO FRONTIERA DI PACE

C’è un’immagine molto efficace che papa Francesco utilizza molto spesso quasi a denunciarne l’assenza o, meglio, a sottolinearne la necessità: il ponte. Ne ha parlato in diverse occasioni in questi anni, consegnando alla Chiesa una sorta di magistero e una visione di essere cristiani nell’oggi. Costruire ponti, più che innalzare muri è l’architettura impegnativa per costruire il futuro. Il ponte unisce, crea comunione, apre al dialogo e alla conoscenza, solidifica territori; al contrario, il muro separa, disgrega, spinge all’autoreferenzialità e alla chiusura in sé, chiude l’orizzonte. È questa la chiave di lettura con cui guardare all’incontro di riflessione e spiritualità «Mediterraneo, frontiera di pace» che in questi giorni si sta tenendo a Bari. L’evento, promosso dalla Chiesa italiana, vede riuniti nel capoluogo pugliese circa 60 vescovi cattolici provenienti da 20 Paesi bagnati dal Mare Nostrum di ben tre diversi continenti: Asia, Africa ed Europa. L’assemblea, unica nel suo genere, si conclude domenica 23 febbraio con la celebrazione eucaristica presieduta dal Santo Padre. L’obiettivo è compiere un piccolo passo verso la promozione di una cultura del dialogo e verso la costruzione della pace in Europa e in tutto il bacino del Mediterraneo. Ritorna l’immagine del ponte. Non è possibile leggere in maniera efficace lo spazio bagnato da questo mare, ha sottolineato papa Francesco a Napoli il 21 giugno 2019, «se non in dialogo e come un ponte – storico, geografico, umano – tra l’Europa, l’Africa e l’Asia. Si tratta di uno spazio in cui l’assenza di pace ha prodotto molteplici squilibri regionali, mondiali, e la cui pacificazione, attraverso la pratica del dialogo, potrebbe invece contribuire grandemente ad avviare processi di riconciliazione e di pace». L’incontro di Bari si muove proprio in questa direzione: non un convegno accademico, ma uno spazio di comunione tra vescovi, che riflettono e, sotto la guida dello Spirito, provano a discernere i segni dei tempi. […] Un progetto ambizioso, ma necessario. Il ponte va costruito con una storia, una geografia e un’umanità che hanno fondazioni comuni. È la bellezza del mare da riscoprire e consegnare alle generazioni future. La storia rimanda alle origini stesse del cristianesimo; il Mediterraneo ne è stato cuore pulsante. La geografia è oggi il sogno di un abbraccio che arricchisce, proprio come viene descritta la Dichiarazione di Abu Dhabi: «Simbolo dell’abbraccio tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud e tra tutti coloro che credono che Dio ci abbia creati per conoscerci, per cooperare tra di noi e per vivere come fratelli che si amano». L’umanità è quanto di più prezioso ci sia; è l’acqua che dà vita e non deve più essere simbolo di morte, di disuguaglianze, d’inequità. A tutti chiediamo di accompagnare con la preghiera questo incontro e di sentirsi in prima persona costruttori di ponti!

 (tratto dalla presentazione del Segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Stefano Russo)

LogoComPatorale