L’ANGELO SERAFINO (SECONDA PARTE)
Qualche ora dopo, l’angelo Serafino, rimasto solo in Paradiso, dopo aver pianto un poco – anche gli angeli infatti piangono qualche volta – si lanciò all’inseguimento dei compagni. L’esercito del cielo, secondo il programma, volava per la Terra in forma di stella a recare dappertutto la buona notizia. E l’angelo Serafino, rincorrendo i suoi amici un po’ distratti, arrivò sulla Terra il giorno dopo. Ma rimase, a dir poco, sconcertato. Ecco: i pastori erano tornati al loro gregge e avevano già dimenticato la gioia della notte santa. Tristi e avviliti come sempre, credevano forse d’aver solo sognato. L’eco della canzone angelica s’era già spento e tornava a risuonare sulla Terra, prepotente e stonato, il grido di guerra e la parola cattiva. I passi di danza erano già finiti e ciascuno aveva ripreso il suo cammino solitario e faticoso come un viandante smarrito e scoraggiato. L’angelo Serafino non voleva credere ai suoi occhi. “Come è possibile? – mormorava tra sé – È venuto Gesù, la gioia del Padre e questi se ne sono già dimenticati!”. Quando finalmente giunse presso la casa dove Maria e Giuseppe circondavano il bambino Gesù di cure e d’affetto, l’angelo Serafino aveva proprio voglia di sfogarsi e di essere un po’ consolato del gran fallimento di tutta l’impresa tanto attesa e preparata. Voleva anche lamentarsi un po’ con alcuni uomini, che non gli sembravano affatto simili a Gesù ed erano così facili a dimenticare. Maria e Giuseppe l’accolsero con un sorriso che fece brillare di luce tutta la casa e per un po’ sentì la canzone della pace accompagnare i sonni del bambino Gesù. Dunque in un angolino della Terra continuava la festa di Natale! Quando poi Gesù si svegliò, l’angelo Serafino si avvicinò commosso e faticò non poco a trattenere i lacrimoni che s’affacciavano agli occhi. Gesù, però, quando gli fu vicino, lo guardò come si guarda un amico in cui si ha piena fiducia e, come se sapesse già tutto, gli fece una carezza. L’angelo Serafino lesse in quello sguardo e in quella carezza il conforto e la missione. E capì che Natale non finisce in una notte. Questo era il suo compito: continuare a cantare la canzone della pace e a danzare la festa. Tutti i giorni il popolo della Terra ha bisogno d’essere illuminato della luce di Dio. L’angelo Serafino partì dunque per la sua missione. Era, sapete, un angelo giovane e la sua voce non aveva la potenza delle trombe del cielo e la sua luce non splendeva come un sole abbagliante. Perciò se n’accorgono solo quelli che si fermano in silenzio ad ascoltare e quelli che hanno la pazienza di incamminarsi nella notte più buia verso la piccola luce che non si stanca di indicare la presenza di Gesù. Alcuni dicono che sono migliaia sulla Terra gli angeli come Serafino: nessuno li nota, perché sono in incognito, eppure molti imparano da loro la canzone della pace e molti sono lieti di ricevere da loro l’invito a entrare nella luce di Natale. Forse anche tu che leggi sei l’angelo Serafino, ma questo è un segreto e resterà tra noi. di Mons. Mario Delpini