Pagina Iniz. 2019 Settembre NON SI TRATTA SOLO DI MIGRANTI

NON SI TRATTA SOLO DI MIGRANTI

NON SITRATTA SOLO DIMIGRANTI
DAL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA 105ª GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2019

Cari fratelli e sorelle, la presenza dei migranti e dei rifugiati come, in generale, delle persone vulnerabili- rappresenta oggi un invito a recuperare alcune dimensioni essenziali della nostra esistenza cristiana e della nostra umanità, che rischiano di assopirsi in un tenore di vita ricco di comodità. Ecco perché “non si tratta solo di migranti”; vale a dire: interessandoci di loro, ci interessiamo anche di noi, di tutti; prendendoci cura di loro, cresciamo tutti. Non si tratta solo di migranti: si tratta anche delle nostre paure. Le cattiverie e le brutture del nostro tempo accrescono il nostro timore verso gli “altri”, gli sconosciuti, gli emarginati, i forestieri. È vero, il timore è legittimo. Il problema non è il fatto di avere dubbi e timori. Il problema è quando questi condizionano il nostro modo di pensare e di agire al punto da renderci intolleranti, chiusi, forse anche – senza accorgercene- razzisti. E così la paura ci priva del desiderio e della capacità di incontrare l’altro, la persona diversa da me; mi priva di un’occasione di incontro col Signore. Non si tratta solo di migranti: si tratta della carità. Attraverso le opere di carità dimostriamo la nostra fede. E la carità più alta è quella che si esercita verso chi non è in grado di ricambiare e forse nemmeno di ringraziare. Ciò che è in gioco è il volto che vogliamo darci come società e il valore di ogni vita. Non si tratta solo di migranti: si tratta della nostra umanità. La compassione tocca le corde più sensibili della nostra umanità, provocando un’impellente spinta a “farsi prossimo” di chi vediamo in difficoltà. Come Gesù stesso ci insegna, avere compassione significa riconoscere la sofferenza dell’altro e passare subito all’azione per lenire, curare e salvare. Aprirsi agli altri non impoverisce, ma arricchisce, perché aiuta ad essere più umani: a riconoscersi parte attiva di un insieme più grande e a interpretare la vita come un dono per gli altri. Non si tratta solo di migranti: si tratta di mettere gli ultimi al primo posto. Gesù ci chiede di non cedere alla logica del mondo, che giustifica la prevaricazione sugli altri per il mio tornaconto personale o quello del mio gruppo: prima io e poi gli altri! Invece il vero motto del cristiano è “prima gli ultimi!”. Non si tratta solo di migranti: si tratta di tutta la persona, di tutte le persone. In ogni attività politica, in ogni programma, in ogni azione pastorale dobbiamo sempre mettere al centro la persona, nelle sue molteplici dimensioni, compresa quella spirituale. E questo vale per tutte le persone. Non si tratta solo di migranti: si tratta di costruire la città di Dio e dell’uomo. Si tratta, allora, di vedere nel migrante e nel rifugiato non solo un problema da affrontare, ma un fratello e una sorella da accogliere, rispettare e amare, secondo il Vangelo. I migranti, e specialmente quelli più vulnerabili, ci aiutano a leggere i “segni dei tempi”. Attraverso di loro il Signore ci chiama a una conversione, a liberarci dagli esclusivismi, dall’indifferenza e dalla cultura dello scarto. Attraverso di loro, il Signore ci invita a contribuire, ciascuno secondo la propria vocazione, alla costruzione di un mondo sempre più rispondente al progetto di Dio.

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