Pagina Iniz. Museo/Beni Artistici Beni Artistici Santuario

Beni Artistici Santuario

Il Santuario della Madonna dei Miracoli posto al di fuori del tracciato delle mura del borgo di Cantù lega la sua origine ad un episodio miracoloso avvenuto nella seconda metà del 1500. La presenza dell’immagine della Vergine con il Bambino situata oltre la porta detta di Campo Rotondo, attuale piazza degli Alpini, è motivo determinante per l’edificazione della chiesa, sorta nel 1554 dopo un periodo di grave carestia che ha coinvolto tutto il territorio della Brianza.

Questa Madonna Bella oggi conservata sopra l’altare, ha origine trecentesche e probabilmente era collocata all’interno di un più articolato edificio sacro di cui non rimane traccia; essa si mostra frontalmente tra due angeli musicanti davanti ad un trono ligneo tricuspidato evidenziando un linearismo gotico e un gusto decorativo raffinato. La chiesa ha un impianto basilare a tre navate sormontate da volte a cupola in corrispondenza del transetto; della struttura originale cinquecentesca rimangono le parti affrescate del presbiterio e del coro in quanto facciata e navate vengono ricostruite nel 1843 in seguito al crollo avvenuto per il cedimento di un pilastro nel 1837. Si percepisce dunque una doppia spazialità definita da luci, colori e materiali differenti utilizzati per i due ambiti. Da notare le quattro colonne centrali realizzate in stucco ad imitazione di un materiale più costoso come il marmo apuano e la scelta dell’architetto G. Moraglia di ricostruire la navata centrale ad altezza minore (2 metri). Se le navate appaiono con i toni dominanti del bianco e dell’ocra, lo spazio attorno all’altare è invece completamente saturo di tinte vivaci ed esuberanti tra cornici in stucco. L’apparato decorativo seicentesco è stato approntato in seguito alla visita pastorale del 1570 di san Carlo Borromeo che aveva notato la mancanza di pitture e l’aspetto disadorno dell’edificio. Tra il 1637 e il 1638 interviene allora il pittore milanese Giovanni Mauro della Rovere, detto il Fiammenghino, il quale in un tempo breve realizza una serie estesa di affreschi stilisticamente affini alla pittura del Morazzone e del Procaccini. Notevoli per la ricchezza descrittiva, per i personaggi e l’attenzione ai dettagli le scene poste ai lati dell’altare rappresentanti la visita dei Magi e le nozze di Cana. Si è avvolti da un colorismo accentuato che predilige i contrasti complementari, le ombre misurate e gli spazi dilatati, secondo quei dettami della riforma borromaica e l’influenza artistica spagnola che portavano ad esasperare gli atteggiamenti e le passioni. Da notare in entrambi i soggetti la ricerca del dinamismo e la sovrapposizione dei personaggi intenti a dialogare con gli sguardi oltre che con l’accentuata gestualità. Tutto è raccontato, filtrato dalla cultura seicentesca, dalle pietanze poste sull’orizzontale della mensa agli spazi voltati su un colonnato all’interno di un palazzo e anche i particolari dei cagnolini che litigano in primo piano. Questa descrizione precisa del quotidiano – il nano giullare, i muli, le scimmie e i cammelli – è evidente altresì nella visita dei Magi alla Sacra Famiglia, colta all’interno di una capanna assai articolata, composta da un rocchio di colonna, un ingresso ad arco ed una copertura in legno e paglia; si accingono con i doni i Re Magi dalle vesti coperte da mantelli preziosi di gemme e oro. Il tema dell’Assunta è sviluppato nella cupola impostata su pianta rettangolare: la verticalità e la spinta verso il cielo azzurro sono enfatizzate dalla prospettiva di un porticato suddiviso in otto parti, inquadrato dal basso, quasi una scenografia teatrale elaborata nel continuo affiancarsi di forme concave e convesse all’interno delle quali si pongono le figure dei profeti Ezechiele, Davide, Geremia e Salomone. Lo stesso tema della Vergine Maria è ripreso nel nicchione centrale della facciata, di esecuzione novecentesca. Proprio nel 2008 si sono conclusi gli interventi di restauro.