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Beni Artistici Galliano

Il complesso basilicale di San Vincenzo svela al pellegrino contemporaneo le sue profonde radici storiche e le tracce di un culto che risale ormai a più di due millenni fa. Costituisce uno dei più interessanti monumenti medioevali della Brianza, testimone di un insediamento umano risalente al periodo celtico e successivamente romano e documentato da iscrizioni. Il luogo di Galliano era frequentato sin dall’epoca preromana, colonizzato dai romani divenne sede di una basilica cristiana intitolata a San Vincenzo nel V secolo.

Il diffondersi della fede cristiana fece sì che Galliano divenne capopieve e comportò una serie di ampliamenti dell’edificio che si completarono nel 1007 con l’esecuzione dell’importante ciclo di affreschi. Galliano e l’attuale nucleo romanico sono testimoni della progressiva ed inarrestabile cristianizzazione della Brianza centrale. La basilica di San Vincenzo deve la sua forma attuale all’intervento, nel 1007, dell’allora subdiacono e custode della chiesa Ariberto, quell’Ariberto nativo della vicina Intimiano, che di lì a poco sarebbe divenuto arcivescovo della diocesi milanese e che si trova ritratto nell’abside della chiesa nell’atto di offrire a Dio il modellino dell’edificio. Il complesso monumentale mantenne la prerogativa di capopieve sino al 1582, quando questa venne spostata nella chiesa di San Paolo in Cantù. Ebbe allora inizio un lungo periodo di declino che culminò, all’inizio dell’ottocento, quando la chiesa abbandonata venne trasformata in casa colonica. Solo in anni recenti la basilica è stata rivalutata per la sua bellezza e il suo valore storico: acquistata dal Comune di Cantù venne restituita al culto nel 1934. L’importanza di Galliano è dovuta al fatto che da due millenni è sede di culto iniziando dal periodo celtico arrivando a quello romano come testimoniano i numerosi reperti presenti in luogo. L’opera dei primi evangelizzatori è testimoniata da alcune lapidi tombali del V secolo e da una pietra con inciso un Chrismon del VII secolo ancora conservata in Cantù. La basilica, dal rustico paramento in pietre irregolari, presenta lungo il fianco sinistro un singolare motivo di nicchie a losanga alternate a finestre e nell’abside un elegante partito di archi su lesene. Privo di decorazione scultorea, l’interno della basilica è abbellito da un eccezionale ciclo di affreschi da collocare, probabilmente, all’inizio del XI secolo. Gli affreschi altomedievali raggiungono il massimo splendore nelle immagini del Cristo, dei profeti e del martirio di San Vincenzo sulle pareti e la volta absidale, opera di un maestro che media in sé la cultura bizantina e quella lombardo-germanica. Anche a Galliano il rito del battesimo trovava la sua solenne cornice nel battistero di San Giovanni, segno dell’importanza del complesso nel contesto della pieve e arricchito da una lastra longobarda (ora trasferita nella chiesa di San Paolo) ad indicare l’antichità del sito. E’ un edificio romanico a pianta centrale con struttura in ciottoli, matroneo e vasca monolitica per il battesimo ad immersione.

Il battistero di Galliano, dedicato a San Giovanni Battista, è una costruzione di grande interesse e risponde alle esigenze dell’antica liturgia che voleva il fonte battesimale separato dalla chiesa (distava una decina di metri dalla navata destra della chiesa di San Vincenzo, distrutta verso la fine del XVIII secolo). Internamente ha forma quadrata, con quattro grandi semicircoli (ciascuno per lato). Due scale, realizzate nel muro perimetrale, conducono alla soprastante galleria a ringhiera destinata a raccogliere i devoti ed i curiosi che assistevano alla cerimonia del battesimo.

Sopra la galleria si aprono quattro finestre. Dipinti di notevole interesse ornavano la galleria e l’interno della navata; di essi rimangono un’antichissima immagine di un ragazzo con candela in mano, nel matroneo, e l’affrescatura della volta interna a cielo stellato che risale probabilmente al ‘300. Nel mezzo vi è un vaso di sarizzo destinato a raccogliere le acque lustrali. L’erezione del battistero viene fatta risalire alla fine dell’XI secolo, cioè dopo la consacrazione della basilica fatta da Ariberto. Un portico congiungeva il battistero alla chiesa, perché, secondo l’antica liturgia, qui vi si celebravano i riti preliminari del battesimo. Abbattuta la navata destra della chiesa anche il portico andò distrutto. Anteriormente alla costruzione di questo edificio il rito battesimale doveva svolgersi nell’area dell’antico vestibolo della chiesa di San Vincenzo, poiché qui, nel secolo scorso, vennero alla luce un avello entro cui venivano battezzati i neofiti. L’edificio ebbe importanza e culto fino al secolo XVI, poiché anticamente i battisteri non esistevano se non presso le chiese matrici, poi San Carlo concesse ai parroci il diritto di fare cristiani i fanciulli nelle rispettive parrocchie.